In questa canicola sentir parlare di Olimpiadi invernali può regalare sollievo, ma osservando quanto sta accadendo ci sentiamo raggelati. Una confusione senza pari:...
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Vincere? Una parte di opinione pubblica appena sente la parola «olimpiadi» si ritrae. È un sentimento trasversale ma presente soprattutto in una forza politica, il Movimento 5 Stelle, come abbiamo visto nella vicenda della candidatura di Roma alle Olimpiadi. Ora ospitare i Giochi, generali o invernali, non è la panacea che risolve tutto. Ma resta una palma ambitissima da ogni Paese: se le Olimpiadi fossero così inutili, ci dovrebbero spiegare alcune cose.
Ad esempio come mai Xi Jinping e Macron si siano battuti per averle, o Putin e Trump per avere i mondiali di calcio. Ospitare un’Olimpiade o un gara sportiva mondiale non porta solo ricchezza e investimenti, che poi significano concretamente lavoro per molti. Vuol dire, da sempre, ma in modo particolare oggi, nell’epoca in cui è tornato il grande confronto tra le nazioni, dotarsi di un’importante spinta geopolitica sul piano internazionale.
Quando, per fortuna, tutti hanno ricominciato a parlare di interesse nazionale, dobbiamo perciò dire che ottenere un’Olimpiade rafforza questo interesse, e non solo quello della città ospitante. Purtroppo in Italia l’interesse nazionale è indebolito da due fattori: l’atavico campanilismo e la presenza asfissiante della politica, cioè dei politici e dei loro interessi, spesso di parte (come è normale) e ancor più spesso di breve gittata.
Il caso della baruffa tra Torino, Milano e Cortina rientra perfettamente in questi due casi. Il campanilismo: tre aree, Piemonte, Lombardia e Veneto, tutte ricche di una forte identità locale. Il nostro Stato è nato, nel 1861, centralista e centralizzatore: ma forse non lo fu abbastanza, se ancora dopo tanto tempo permane la coltivazione di interessi locali, sacrosanti ma non finché frenano quelli nazionali. E poi il ruolo della politica.
Ne ha parlato su queste colonne ieri Mario Ajello, e non è il caso di ritornarci: Sala che vuole scalciare il governo giallo-verde, Appendino alle prese con l’ostilità della sua base (con la «grana» Tav da far digerire, come ci auguriamo) e, nel governo, i 5 stelle che lamentano l’eccessivo peso della Lega, con il Veneto di Zaia. Non sarebbe allora meglio, a questo punto, puntare su Cortina? Che ha già ospitato due volte, nel 1944 e nel 1956, i giochi invernali, mentre più recente, del 2006, è l’esperienza torinese. Quanto a Milano, essere la sede del Comitato olimpico rende difficile proporre la sua unica candidatura, che altrimenti sarebbe la più logica.
Ma la vicenda, che speriamo non si concluda in un disastro, è un banco di prova anche per l’esecutivo. Per i 5 stelle, un’occasione per diventare adulti: ora che sono una forza di governo e auspicano restare tali, devono abbandonare la cultura del no a prescindere. Ma è anche un test per la nuova Lega di Salvini, che aspira ad essere una forza nazionale desiderosa di tutelare l’interesse nazionale - un compito che per ora, nell’ambito dell’immigrazione, sta assolvendo.
Ma essere partito nazionale vuol dire anche, in alcuni casi, scontentare o almeno ridimensionare le aree geografiche in cui si è nati, si è cresciuti e si è politicamente imponenti. Governare è doloroso, ma è una strettoia in cui devono passare tutte le forze politiche che non vogliono finire per essere ricordate come velleitarie meteore. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino