Magistratura, quattro napoletani nel Csm: «Garanti della svolta»

Magistratura, quattro napoletani nel Csm: «Garanti della svolta»
Quattro giudici napoletani vanno al Csm. È il primo responso delle urne, dopo la seconda giornata di spoglio che ha riguardato il ruolo di giudicanti. Prevale il voto...

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Quattro giudici napoletani vanno al Csm. È il primo responso delle urne, dopo la seconda giornata di spoglio che ha riguardato il ruolo di giudicanti. Prevale il voto moderato, in linea con quanto sta avvenendo in tutto il Paese, almeno alla luce di quanto emerge dalla fredda analisi delle urne. In sintesi, ad essere eletti sono Eduardo Cilenti, giudice di Corte di appello della sezione Lavoro, che incassa 430 voti; ottiene uno scranno a Palazzo dei Marescialli anche Roberto D’Auria (giudice del dibattimento penale a Napoli, in quota Unicost, che ha ricevuto 357 voti; risultato positivo anche per Tullio Morello (244 voti), coordinatore del settore penale del Tribunale di Napoli, esponente di Area; e la collega giudice Mimma Miele (202), presidente di sezione di sezione in Corte di Appello a Napoli, espressione di Magistratura democratica. 


Non ce l’hanno fatta invece giudici di riconosciuto spessore professionale, parliamo di toghe del calibro di Giuseppe Cioffi e di Eduardo Saverese (quest’ultimo ha incassato 198 voti), rispettivamente al lavoro come giudici ad Aversa e a Napoli. Soddisfazione da parte dei quattro eletti, che ringraziano i rispettivi elettori e si dicono convinti della possibilità di fornire un contributo concreto nella battaglia legata alla riforma della giustizia in chiave nazionale. Una congiuntura decisiva, dal momento che a questo Csm viene chiesto comunque di restituire credibilità all’intero corpo della magistratura, dopo lo scandalo delle nomine legato al cosiddetto caso Palamara. A partire da questa mattina, sarà possibile conoscere gli esiti dello spoglio che ha riguardato i pubblici ministeri, in una partita che si giocherà decisamente fino all’ultimo voto. In campo, come è ormai noto, ci sono pm da anni in prima linea, a partire dal magistrato anglonapoletano Henry John Woodcock, che è in campo come espressione al di fuori delle correnti. Una scelta, quest’ultima, che non intende bocciare l’esperienza delle correnti tout court (di cui il pm Woodcock ha sempre sottolineato il valore culturale), ma alcune degenerazioni delle correnti stesse. Oggi si attendono gli esiti dello spoglio. Ma proviamo ad ampliare il ragionamento all’intero scenario nazionale, sulla scorta di quanto sta emergendo anche da altri collegi. 

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Cambiata la composizione (non più 16 ma 20 togati), e cambiata anche la legge elettorale. Ma nonostante la riforma Cartabia abbia spinto per le candidature indipendenti, nelle elezioni del Csm vincono i candidati delle correnti tradizionali. Come è noto, la riforma aveva l’obiettivo di allargare la partecipazione, risultato ottenuto solo in parte: c’è stato un boom di candidati, 87 in tutto, che non ha paragoni con il passato, ma a prevalere sono i candidati sostenuti dai gruppi maggioritari anche nell’Associazione nazionale Magistrati. Al momento nel prossimo consiglio siederanno dunque Maria Luisa Mazzola, Bernadette Nicotra e Cilenti di Magistratura Indipendente; Mariafrancesca Abenavoli, Genantonio Chiarelli, Marcello Basilico, Morello di Area, Antonino Laganà. Due giorni fa erano stati eletti tra i magistrati della Cassazione Paola D’Ovidio, ex segretaria di Magistratura Indipendente, e Antonello Cosentino, esponente di Area. La riforma non ha dunque inciso sul peso delle correnti? In tanti riflettono sulla impossibilità di superare l’esperienza delle correnti. Spiega il neo eletto Morello: «Sono sicuro della possibilità di portare i miei valori (espressi come giudice e in magistratura associata) a Palazzo dei Marescialli». 

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Una svolta che ora attende le elezioni politiche. Tocca infatti alla politica selezionare i membri laici, ovviamente solo a partire dal voto del 25 settembre. E sarà proprio il nuovo Csm a doversi occupare di nomine cruciali per l’amministrazione della giustizia sul nostro territorio. A partire dalla nomina dei procuratori di Napoli e di Nola. Per la torre di Piazza Cenni, sono in corsa la procuratrice reggente Rosa Volpe, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, i procuratori Francesco Curcio, Aldo Policastro e Giuseppe Amato, rispettivamente alla guida degli uffici inquirenti di Potenza, Benevento e Bologna. Particolarmente critica anche la situazione della Procura di Nola, da oltre un anno senza un capo, dopo il trasferimento della procuratrice Triassi a Potenza. Nola è gestita da un reggente, in uno scenario che ora attende delle risposte da Palazzo dei Marescialli. 
 

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Il Mattino