«L’Officina delle culture “Gelsomina Verde” di Scampìa non sarà sfrattata». A dirlo è il Comune di Napoli. Dopo il disperato...
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«Sei anni fa in un territorio come Scampìa abbiamo voluto credere che una scuola abbandonata (l’ex Ipia di Miano al Lotto P5) potesse e dovesse essere dedicata a una giovane vittima di camorra come Gelsomina Verde, di quel quartiere». Queste le parole di Alessandra Clemente, che ha parlato dell’Officina delle culture nel corso della trasmissione “Salotto Napolitivù” condotta da Francesca Scognamiglio, in onda stasera alle 19.30. «Mina aveva solo 22 anni quando è stata uccisa da innocente per dinamiche legate alla faida di Scampìa - ha detto la Clemente - e in quel luogo che porta il suo nome è nata una progettualità che nel tempo è cresciuta e oggi vede una decina di associazioni in rete dare vita a una vera e propria casa e ad opportunità di riscatto, che assolutamente il Comune non vuole sfrattare». «Ma - aggiunge l’assessore - poiché sono scaduti i sei anni, adesso dobbiamo scrivere e cucire un nuovo abito per una realtà che, se prima vedeva una sola associazione come riferimento, adesso ne vede tante rivedersi in quell’obiettivo su Scampìa. Con grande soddisfazione due sere fa sono andata a trovare le realtà che operano in quella struttura che, dal karate al fitness, fanno un lavoro meritorio. Abbiamo perciò il dovere di confermare una scelta che già nel passato il Comune aveva fatto».
Intanto da Rosario Andreozzi, capogruppo Dema in Consiglio comunale arriva un’ulteriore conferma: «Si tratta solo di un pasticcio burocratico, poiché nel 2015 il Consiglio comunale approvò un atto con cui cedeva l’immobile ad Asìa. Un mero errore sia da parte dell’allora dirigente al patrimonio che dei 48 consiglieri che sedevano tra i banchi, che per assurdo non si sono “accorti” che la sede era già stata data dal Comune all’associazione Resistenza anticamorra». L’idea di Palazzo San Giacomo è quella di «costruire un “condominio” - aggiunge Andreozzi - stipulando un protocollo d’intesa con tutte e 13 le associazioni dell’Officina e il Comune, per dare una nuova forma giuridica a quelle realtà e permettere loro di aprirsi ancora di più alle fasce deboli del territorio».
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Il Mattino