Mettere a fuoco il ruolo del maggiore Gian Paolo Scafarto nell’ambito della gestione delle carte riservate del caso Consip e, più indietro nel tempo, anche della Cpl...
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Stando alla Musti, nel settembre del 2016, Scafarto le avrebbe detto, a proposito della Consip: «Scoppierà un casino, arriviamo fino a Renzi». Una indiscrezione che - se fosse vera - sarebbe una clamorosa fuga di notizia, in anticipo rispetto al deposito delle carte sul giglio magico almeno di quattro mesi. Parole che lasciarono senza replica la stessa procuratrice emiliana, che riferisce anche un’altra frase ad effetto, pronunciata nel 2015 dallo stesso De Caprio: «Lei ha una bomba tra le mani, può farla esplodere». Il riferimento in questo caso era alle carte sulla Cpl Concordia spedite nel 2015 a Modena dalla Procura di Napoli, che contenevano - tra l’altro - le conversazioni tra l’ex premier Renzi e il generale della Finanza Adinolfi. Materia destinata agli approfondimenti della Procura di Pignatone, proprio alla luce delle audizioni della Musti e dello stesso vicario della procura di Napoli Nunzio Fragliasso. Possibile infatti che gli inquirenti vogliano approfondire anche il clima nella Procura di Napoli, nell’estate di due anni fa, quando si decise di trasmettere le carte sulla Cpl concordia (compresa le telefonate tra Renzi e Adinolfi) a Modena. Una vicenda già esplorata a Napoli, che ha prodotto l’inchiesta a carico di cinque sottufficiali del Noe, poi finita con l’archiviazione. Dopo la pubblicazione della telefonata tra il generale Michele Adinolfi e dell’ex premier Renzi (risalente a gennaio del 2014), nacque un’inchiesta per verificare la responsabilità del deposito di atti non pertinenti.
Vennero indagati cinque sottufficiali del Noe, accusati di reati colposi, per aver reso pubblici, in vista di una udienza del Riesame, carte che dovevano rimanere omissate.
Il Mattino