Napoli, l'abbraccio della squadra a Gattuso un segnale forte

Napoli, l'abbraccio della squadra a Gattuso un segnale forte
Le ansie del Napoli scacciate dall’ottavo gol di Politano, tiro forte deviato dal piede di Osorio alle spalle di Sepe. Messa al sicuro la vittoria sul Parma, gli azzurri...

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Le ansie del Napoli scacciate dall’ottavo gol di Politano, tiro forte deviato dal piede di Osorio alle spalle di Sepe. Messa al sicuro la vittoria sul Parma, gli azzurri sono corsi ad abbracciare Gattuso, che ha chiuso con due successi allo Stadio Maradona una settimana diventata stranamente complicata perché sono emersi malumori non solo di una parte dell’ambiente, senza tenere conto del posizionamento della squadra in campionato, Coppa Italia ed Europa League. Quell’abbraccio dovrebbe aver definitivamente chiarito quanto forte sia il rapporto tra Rino e la squadra, che giocherà pure male, procederà tra alti e bassi ma supporta il suo allenatore.

Ed è questa l’unica rassicurazione che dovrebbe servire a De Laurentiis, a cui peraltro Rino ha fatto capire ieri sera con chiarezza che il suo rapporto non andrà oltre la fine di questa stagione perché respira aria sana soltanto a Castel Volturno, tra i suoi ragazzi, e perché ritiene insopportabile finire sulla graticola dopo due sconfitte.

Questo strano clima ha comprensibilmente innervosito Gattuso, che ha fatto un nuovo sfogo televisivo dopo la vittoria sui gialloblù, e ha inciso sulla testa degli azzurri, apparsi contratti nel primo tempo, in grado di sbloccare la partita grazie alla prodezza di Elmas. Ed è il punto più importante di una delicatissima questione, con una distanza tra De Laurentiis e il suo allenatore - «un dipendente che gli porta rispetto» - che si è sempre più accentuata. Il progetto a lungo termine - contratto fino al 2023 - si è pian piano allontanato, fino a dissolversi perché Gattuso è stato chiaro: può firmare un pluriennale e poi decidere di andare via, come aveva fatto quando era al Milan nel 2019, se intorno non avverte fiducia. E qui, in questi giorni, «c’è un’aria che non mi piace». Anche perché nell’aria vi sono anche i rumors di contatti tra De Laurentiis e altri allenatori, alcuni che appartengono al passato del Napoli. «Io non ho cercato altre squadre». Lui no. E il suo presidente ha cercato altri tecnici?

A De Laurentiis spetta, in questo momento, il compito più importante: fare della dirigenza, della squadra e dello staff tecnico un corpo unico. Prenda ispirazione da quell’abbraccio tra Gattuso e gli azzurri dopo la rete di Politano: è stato un segnale di forza, dopo una partita brutta e sofferta. Ne va della stagione del Napoli, questo è certo, perché il clima può incidere pesantemente sul futuro degli azzurri, attesi dalle due semifinali di Coppa Italia contro l’Atalanta (la prima c’è tra 48 ore a Fuorigrotta), poi da impegnative gare di campionato e dalla ripresa dell’Europa League. Non sarebbe la prima volta in cui si va avanti da separati in casa - era accaduto con Benitez nel 2015 e Sarri nel 2018, entrambi come Gattuso in scadenza di contratto - ma è un rischio elevato per una squadra che deve centrare l’obiettivo Champions, fondamentale per i milioni che la qualificazione assicura.

De Laurentiis e Ringhio hanno personalità forti e un confronto non necessariamente può trasformarsi in uno scontro. Anzi. Prima dei giocatori, devono essere il presidente e l’allenatore a difendere - a migliorare - i risultati fin qui ottenuti. Ci piace ricordare l’immagine della festa azzurra il 17 giugno scorso all’Olimpico, dopo la conquista della Coppa Italia: in quel gruppo i più felici erano loro due.

Tre punti e pochissimo Napoli, contratto e affaticato fin dalle prime battute della partita col Parma che non ha mai dato la sensazione di essere penultimo in classifica. Il ventunenne macedone, preso due anni fa dal direttore sportivo Giuntoli, ha fatto tutto da solo, prendendo palla a centrocampo e affondando Sepe dopo aver aggirato tre difensori gialloblù. Il senso di un brutto pomeriggio in cui c’è da salvare esclusivamente il risultato perché nel secondo tempo il Parma è andato molto vicino al pareggio, approfittando degli spazi concessi dal Napoli centralmente, con Demme e Zielinski appannati. Kucka e e Gervinho hanno avuto eccessiva libertà, è stato forte il timore da parte degli azzurri di subire l’ennesima rimonta anche perché Lozano e Insigne non riuscivano ad attivare il contropiede. Il capitano è finito in una zona d’ombra dopo il rigore fallito in Supercoppa, ieri avrebbe potuto ritrovare il sorriso colpendo il palo sul 2-0.

È evidente che nella più anomala delle stagioni che il calcio ricordi la differenza di qualità e punti in classifica si abbassa nel momento in cui una delle due squadre non è sottoposta al turno infrasettimanale: era accaduto contro il Verona e si è ripetuto contro il Parma, che si è spento quando Gattuso ha inserito un difensore in più, Maksimovic, e ha schierato una linea a cinque per difendere con i denti la vittoria. Mercoledì c’è il primo round di Coppa Italia con l’Atalanta, che ha dato segni di nervosismo dopo la sconfitta interna contro la Lazio. 

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Il Mattino