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Non indossava più la maglia azzurra numero 5 ma un’elegante giacca sartoriale. Fabio Cannavaro ha alzato la Coppa del mondo - anzi, il calco di quella realizzata dallo scultore milanese Silvio Gazzaniga - accanto al sindaco Gaetano Manfredi nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino, sede dell’evento «Raccontami il calcio», esposizione di maglie, scarpette e palloni appartenuti a giocatori della Nazionale dal 1910 ai nostri giorni e di alcune divise del Napoli nelle stagioni di Maradona, quelle griffate dall’azienda abruzzese “Nr”.
Ingresso libero fino a sabato 18 e i primi ospiti sono stati i ragazzi del Centro Laila di Castel Volturno che si occupa da anni dell’integrazione, tutti emozionati prima davanti alle maglie del Napoli e della Nazionale, poi quando si è avvicinato Cannavaro per foto e autografi. In sala anche il presidente del Comitato regionale della Figc Carmine Zigarelli e il presidente nazionale dell’Ussi Gianfranco Coppola.
Le maglie esposte nella rassegna - nata dalla collaborazione tra “Un Secolo d’Azzurro”, promossa dall’associazione Sant’Anna di Aldo Rossi Merighi e Sabrina Trombetti, e la Fondazione Ada di Alberto Oranges e Mara D’Onofrio, con il supporto di Mauro Grimaldi e Amedeo Laboccetta - sono 50.
E tutte hanno una storia, a cominciare da quella bianca mostrata ieri a Cannavaro e a Manfredi: fu la prima indossata dai giocatori della Nazionale nella partita contro la Francia il 15 maggio 1910, una vera e propria camicia plissettata sulla parte anteriore.
Cannavaro, orgoglioso di rivendicare di essere partito «dalla strada ed è stato il calcio ad avermi allontanato dai pericoli», ha auspicato che questi eventi siano un incentivo: «Per la passione che soprattutto i più giovani devono avere verso il calcio e i colori della Nazionale. Noi siamo riusciti a vincere quattro Mondiali perché vi sono stati l’amore e il ricambio generazionale. Io proprio per i giovani ho deciso di riaprire il Centro Paradiso a Soccavo: tra qualche anno, dove io sono cresciuto, potranno tornare a giocare i ragazzi della mia città». E, a proposito della sua maglia, una rivelazione dopo 17 anni: «Regalai gli indumenti indossati nella finale del Mondiale per una promessa fatta al direttore del centro».
Il Mattino