Un ospedale - il Vecchio Pellegrini - trasformato in un teatro di guerra. C’è persino un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella fatto dal presidente...
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L’APPELLO<QA0>
Inutile girarci intorno, simili raid non possono che essere espressione della camorra e lo stesso Scotti al riguardo sembra avere pochi dubbi: «<WC1>La presenza della camorra negli ospedali napoletani è un fenomeno reale<WC>. <WC1>Ci sono diversi elementi<WC> che lo testimoniano<WC1>. Per esempio<WC>,<WC1> il fatto che in alcuni Pronto soccorso non è previsto il triage. E questo permette di dare priorità al personaggio potent<WC>e di turno <WC1>senza troppo clamore. Ma abbiamo anche testimonianze di ambulanze dirottat<WC>e<WC1> con le minacce per far trasportare il ferito <WC>“<WC1>eccellente<WC>”<WC1> in una determinata struttura. Tra aggressioni e intimidazioni, si lavora ormai in condizioni proibitive». <WC>Tant’è, Scotti a strettissimo giro incontrerà la ministra Giulia Grillo alla quale consegnerà tutte le sue preoccupazioni nella speranza di ottenere risposte concrete. Rabbia, paura, scoramento: questo lo stato d’animo dei medici con Scotti che conclude la sua riflessione così: «La sicurezza del personale sanitario è una priorità perché viviamo un’emergenza mai vista prima. E tutti devono capirlo e farsene carico, la Campania e Napoli sono piene di turisti che certo ci penseranno due volte prima di ritornare dalle nostre parti con la prospettiva di essere sparati anche in un ospedale». A Napoli il fronte della sicurezza della sanità è caldo. Gli stessi medici hanno preso iniziative clamorose, si ricorderà che proprio in città Scotti andò in piazza con il camice trasformato in giubbotto antiproiettile. Provocazione che - tuttavia - non sembra avere sortito ancora nessuno effetto.
IL TERRORE<QA0>
<WC1>«<WC>Come nel film “Il Padrino” - ripete Verdoliva, i<WC1>l commissario dell’Asl Napoli 1 ha visto le immagini <WC>riprese<WC1> dalle telecamere <WC>- n<WC1>on ricordo precedenti del genere<WC>,<WC1> entrare in un ospedale e fare fuoco all’impazzata è qualcosa di intollerabile. E poteva andare molto peggio considerato che c’erano diverse persone sulla scalinata. Tengo a ringraziare le forze dell’ordine per la collaborazione e l’intervento immediato<WC>. Ma non posso pensare di fornire ad infermieri e dottori un camice antiproiettile<WC1>».<WC> Scatta la mobilitazione tra i camici bianchi, e tutte le organizzazioni sindacali fanno sentire la loro voce. <WC1>«Chiediamo al ministro Grillo un incontro urgente per l’attivazione immediata di un <WC>t<WC1>avolo con tutte le professioni sanitarie, che metta a punto una strategia d’azione seria, concreta e tempestiva, e su più livelli» <WC>l<WC1>a richiesta d<WC>e<WC1>l presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri Filippo Anelli<WC>, che ha incontrato anche Scotti. <WC1>«<WC>Si deve accelerare <WC1>l’iter di approvazione del <WC>d<WC1>isegno di legge sulla sicurezza degli operatori sanitari<WC>. <WC1>Va previsto un fondo dedicato, che permetta di mettere in sicurezza le sedi, di assumere personale, di definire azioni di tutela delle persone. Va<WC> <WC1>previsto un percorso di formazione sia per i professionisti sia per i cittadini, con progetti di comunicazione mirati e di educazione civica nelle scuole».<WC> Quanto alla provocazione nemmeno Anelli scherza: «<WC1>Tutti i trattati internazionali vietano, in battaglia, di aprire il fuoco contro chi soccorre i feriti, così come, in guerra, di bombardare ospedali o di sparare contro i mezzi di soccorso. Che questo possa accadere in tempo di pace e, soprattutto, che non ci siano le condizioni per prevenirlo, è un fatto inaccettabile<WC>».
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Il Mattino