Sulla scellerata vicenda dei rifiuti a Napoli si producono da anni tonnellate di chiacchiere, che stanno a zero come i risultati ottenuti. Il fotogramma della donna che per...
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Certo, è l’immagine di una resa. Ma ci piace pensare che ci sia dell’altro. La donna della foto sembra dire a chi la osserva: ecco, vedete? Io scelgo di fare fino in fondo la mia parte, scelgo una modalità virtuosa di cittadinanza, scelgo di essere corretta anche se la città mi è nemica, pago la tassa rifiuti più cara d’Italia anche se il servizio che mi viene dato in cambio è il peggiore d’Italia, indegno di un Paese civile, mi fermo al rosso anche se l’anarchia avanza, e potrei passare lo stesso perché di vigili in giro non se ne vedono, e toh, può capitare anche di incrociare bande di ragazzini che sfrecciano in scooter contromano sulla Tangenziale.
Io, il ticket del parcheggio, lo pago lo stesso. È un lamento civile, quello della donna che scala i rifiuti, una specie di cerimonia laica: la cerimonia della cittadinanza attiva, che declinata a Napoli è uno sfinimento continuo, un percorso lastricato di ostacoli. È richiesta una particolare forma di coraggio, o di resilienza, ai cittadini che devono fare i conti quotidianamente con lo sfascio di una metropoli non amministrata. Ci vuole coraggio nel continuare ad amare Napoli nonostante tutto. E far finta, nonostante tutto, di vivere in una città normale. Nella città maleodorante di cumuli che restano a marcire per settimane, dove nessuno svuota più i cestini, i contribuenti sono costretti a sgranare ogni giorno il rosario del nonostante tutto.
Diceva Tocqueville che quando il cittadino è passivo è la democrazia che si ammala. La città-moloch con i suoi disastri pretende civismo e senso del dovere offrendo in cambio disservizi e rivoluzioni farlocche, ma la donna che si arrampica sui rifiuti per raggiungere il parchimetro, che spunta come una promessa di normalità in uno scenario di devastazione, sembra volerci dire: io non mi adeguo allo sfascio. Ci piace vedere dietro la sua ostinazione anche un piccolo gesto di ribellione. Ora ci aspettiamo quanto meno che ai piani alti di Palazzo San Giacomo qualcuno cerchi la signora per chiederle scusa, per dirle abbiamo fallito, lei merita di vivere in una città migliore.
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Il Mattino