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La sesta vittoria consecutiva del Napoli in campionato coincide con il sesto gol di fila di Osimhen, che ha avuto una parte importante anche nell’azione del raddoppio procurandosi il rigore poi magistralmente tirato da Insigne. Non è un caso perché altissima è l’incidenza sui risultati del nigeriano, che nel mese di settembre ha segnato quanto Benzema. Ma c’è qualcosa di diverso in questa prestazione degli azzurri, che almeno nel primo tempo non sono stati travolgenti come nelle trasferte di Udine e Genova concluse con otto gol.
Hanno colpito dopo appena 11 minuti con un’azione studiata a Castel Volturno - lo ha rivelato Politano - e finalizzata da Osimhen, che ha bruciato il 35enne Godin e affondato Cragno.
Belli, intelligenti e pratici gli uomini di Spalletti: così deve essere una squadra che aspira allo scudetto. Il Napoli sa qual è il momento per alzare e abbassare il ritmo, cogliere i punti deboli di un avversario e colpirlo al momento giusto. Non va in ansia quando c’è il vantaggio da difendere perché sicuro dei propri mezzi. E con questo potenziale offensivo - Mertens si è rivisto ieri nel gruppo azzurro - si permette il lusso di presentarsi in area ogni volta con cinque o sei uomini, disorientando la difesa. L’allenatore, anche grazie alla positiva partenza, è riuscito a inculcare nei giocatori il concetto di essere squadra.
Ognuno di essi, anche quelli che giocano un quarto d’ora, è il Napoli. E più di tutti lo sono questo scatenato Osimhen (c’è ancora qualcuno che ironizza sulle sue qualità o sui milioni spesi dal club due estati fa?) e capitan Lorenzo, che prima della partita è stato premiato per le 400 partite e ricevuto una “investitura” sul tabellone luminoso, quando è apparso il numero 10 accanto al suo volto. Non è sua, certo. Ma la maglia azzurra sì e speriamo ancora a lungo. Spalletti ha sostituito contemporaneamente al 76’ Insigne e Osimhen affinché ricevessero la standing ovation del Maradona dopo aver posato i pennelli con cui stanno disegnando il sogno.
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