Una città sicura “costa meno”, la manutenzione è anche un affare

Una città sicura “costa meno”, la manutenzione è anche un affare
Mezza giornata di vento intenso, con un pioggia forte a tratti, è sufficiente per vedere una città in stato di assedio, con impalcature franate al suolo, strade...

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Mezza giornata di vento intenso, con un pioggia forte a tratti, è sufficiente per vedere una città in stato di assedio, con impalcature franate al suolo, strade chiuse, alberi sradicati che piombano a corpo morto sulle auto, lampioni e cartelloni divelti, strade come gruviera. L’unico rimedio sembra essere il chiudersi in casa. 

C’è vento, c’è pioggia, chi può non esca. Eppure non siamo neppure nella centesima parte di un evento climatico catastrofico, di quelli che si vedono ad altre latitudini. Cosa accadrebbe se si abbattesse su Napoli una tromba d’aria, un tornado, un uragano di quelli che, con una certa puntualità, si fa vedere sulle rotte dell’America del Pacifico? 

C’è da augurarsi che il cambiamento climatico non ci metta mai davanti a un ospite così indesiderato. Ma il vento e un po’ di maltempo, nel cuore dell’inverno, anche nel mite clima mediterraneo, non sono fatti innaturali, inattesi ed eccezionali. Sono, al contrario, elementi del tutto fisiologici, anche in qualche punta di intensità estrema fanno parte di un normalissimo catalogo di eventi che bisogna attendersi. Ma ai quali arriviamo come sbigottiti. 

Non solo dal punto di vista organizzativo ma anche della tenuta strutturale stessa della città: alberi, strade, a cui si aggiunge l’edilizia privata, che finisce per osmosi col somigliare a quello che ha intorno. 

Il conto dei danni è ogni volta più lungo: il contraccolpo è sempre fatale a una città che appare pronta a tutto ma impreparata a ogni cosa. Si è detto spesso in questi anni che uno dei problemi della mancata manutenzione di palazzi pubblici, strade, patrimonio arboreo, arredo urbano fosse la grande difficoltà finanziaria del Comune. Le casse in rosso. L’assessore Santagada, ieri, ha ribadito che la nuova amministrazione ha trovato pochi stanziamenti sulla manutenzione del verde, e che in organico ci sono appena 4 agronomi per la cura e la tutela di almeno 50mila alberi. 

Ma qualcuno ha fatto i conti di quanto sono costati in questi anni alle finanze del Comune tutti i danni a cose e persone provocati dalle mancate manutenzioni, con l’elenco dei risarcimenti effettuati? Sono soldi anche quelli, oltretutto maturano spesso con sentenze, formano debiti fuori bilancio che diventano esecutivi e ineludibili, diventando poi le vere mine su cui saltano gli equilibri finanziari della programmazione. 

Quanto è lungo il conto dei danni che il Comune di Napoli liquida ogni anno per incidenti stradali, cadute e inciampi nelle buche, ferimenti da alberi, calcinacci, causati dalla mancata manutenzione del patrimonio, in tutti i suoi aspetti? Sarebbe interessante dare uno sguardo alla cifra totale dei pagamenti, per capire come in realtà costi molto di più il rimedio successivo che la manutenzione preventiva. Allora, alla fine, non è una questione di soldi ma di visione, di sguardo lungo sul futuro, di capacità organizzativa e programmatoria. Di buona amministrazione. Prevenire è meglio che curare, dice una vecchia legge della medicina, fin dalla scuola modenese del Seicento. Costa meno al corpo, costa meno alla tasca. Non è solo una questione di decoro della città, di dignità pubblica, di organizzazione, di qualità della vita, di possibilità di uscire di casa anche con un po’ di vento e un po’ di pioggia – elementi minimi di una città normale - ma è anche una banale vicenda di buona gestione: la prevenzione, come ci insegna anche la vita di ognuno, alla fine costa meno della riparazione. Risarcire il danno costa più che mettere in sicurezza ed evitarlo. Ma la prevenzione ha la grande colpa di non vedersi. Noi ci accorgiamo delle catastrofi quando avvengono, come delle malattie quando si manifestano. Prima, preferiamo non pensarci. Non ci accorgiamo mai di quello che siamo capaci di evitare con scelte e comportamenti, mentre alla fine è proprio quello il cuore di ogni cura: farlo bene prima per non farlo male, malissimo, dopo.

 

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Il Mattino