Nella rinnovata piazza Garibaldi, più il sogno dell’arena multiculturale e multirazziale purtroppo si sgretola. L’escalation di violenza della fase 3,...
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Se ci si guarda intorno sembra passato un secolo dalla riconsegna della piazza dopo anni di lavori. Invece sono passati 7 mesi. E l’umore si incupisce col passare dei minuti. A sentire i racconti della rissa di ieri, l’integrazione qui sembra un sogno che si richiude ogni giorno un po’ di più nel cassetto. «Mia moglie e io siamo abituati alla piazza – sospira lo storico tabaccaio Fabio Pistone – Ma siamo spaventati. La situazione sta degenerando: avevamo tante speranze con la fine dei lavori, ma ci sentiamo abbandonati. Nell’anfiteatro, verso le 7, è successo il finimondo: diversi balordi avevano pernottato lì, e quando gli è stato chiesto come mai, si è scatenata una lite tra loro e con i tassisti che cercavano di sedare la rissa. Chi usciva dalla metro si è ritrovato nella guerriglia urbana. Erano in 9, tutti tra i 16 e i 20 anni». All’alba il presidio notturno dei vigili stacca in attesa della pattuglia mattutina. In quell’ora di «vuoto» la piazza è diventata campo di battaglia. «Una mega rissa – aggiunge l’edicolante Gennaro Sportiello – Tiravano bottiglie ovunque. Ogni giorno peggiora».
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Il degrado del verde, i cantieri ancora aperti, il campo di calcio deserto, le transenne intorno a buche o basoli mancanti, le scritte sui box nuovi e i letti di fortuna dei clochard passano in secondo piano, vista l’atmosfera di tensione sociale nella Garibaldi post-Covid e post-restyling. Il virus non ha aiutato nell’occupazione degli spazi: chi dorme nelle stanze affollate del Vasto ha approfittato della larghezza dell’arena. «Rissa a parte – racconta Adelaide Dario, presidente del Comitato Vasto – dalla fine del lockdown si contano già uno stupro e un’aggressione. Domenica in via Milano c’è stato un accoltellamento tra migranti con cocci di bottiglia: si è perso il controllo della zona. I clan delle varie etnie hanno preso possesso dell’arena, e spesso perfino le forze dell’ordine vengono derise e aggredite. Se non si risolvono i problemi al Vasto come si migliorerà la situazione? Il Comune aveva promesso di spostare il mercato di via Bologna nel Mercato dei Colori. Ma è ancora lì ed è ormai un mercato del falso. Non lo si sposta e non lo si regolarizza. Tanti giovani avevano investito nei b&b dopo il restyling: mi spiace per loro». «Meglio una piazza militarizzata – aggiunge Lilli Caruso, commerciante – A questo punto è il male minore. O un presidio fisso in uno dei box, come promesso».
I gruppi sono rigorosamente divisi in base al colore della pelle e alla nazionalità. Tira aria di tutti contro tutti e la rabbia purtroppo è dietro ogni angolo. Un giovane senegalese seduto su un cordone del gazebo pretende che sia cancellata la foto appena scattata alla struttura. Accettiamo, ma in cambio di una confidenza: quali sono i rapporti tra le etnie? «Con i nigeriani a volte non c’è grande amicizia», dice. Qualche commerciante ipotizza che «nell’anfiteatro si spaccia, visto il camino a cielo aperto che ne esce». Il puzzle è intricato, ma il quadro si intuisce. Tunisini, nigeriani, senegalesi, gambiani, marocchini, algerini, rom: le rivalità tra etnie del Vasto non sono facili ed esplodono sempre più spesso nell’arena, oltre che in piazza Principe Umberto. Ci sono anche i napoletani: un gruppo di loro sta nascondendo il tavolino per il gioco delle tre carte. «Serve qualcosa? Io vendo tutto», chiede un altro partenopeo. «L’assenza di turisti pesa – spiega Marco Colurcio di Central Food – Ma i controlli spesso riguardano noi commercianti e non la delinquenza». «Dopo il virus va peggio – dice Giuseppe Di Sauro del Chioschetto – Nell’arena si fuma erba, si beve, si vende roba come al cinema». Intanto un giovane di colore gioca da solo a basket nel campetto. Si allena duramente senza badare ad altro. Sarebbe bello ripartire da qui: l’unica immagine serena della piazza riconsegnata.
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Il Mattino