Il Mezzogiorno penalizzato dagli accordi dell’Unione Europea con il Canada e la Cina? Più che una scelta è una fotografia di una debolezza cronica dei consorzi...
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Ma anche prendendo come buona la linea temporale del 2009 ci sono conti che non tornano: le tre delle cinque dop campane dell’olio risalgono all’inizio degli anni ‘90, per non parlare di quelle pugliesi, vero serbatoio italiano. Sarà un caso, ma a quell’epoca il ministro dell’Agricoltura era Luca Zaia che è riuscito ad inserire tutte le dop dell’olio veneto, una goccia rispetto a quello pugliese. Una evidente forzatura che ha penalizzato il Sud. Del resto Zaia fu anche protagonista di un tentativo di colpo di mano ai danni del Consorzio della Mozzarella, commissariato senza motivo. «Io credo che ci sia poco da aggiungere - spiega Savino Muraglia, il produttore di Andria che ha rivoltato come un calzino l’immagine dell’olio in Italia abbinandolo a vere e proprie creazioni artistiche ormai famose in tutto il mondo - il mondo dell’olio dop non ha mai contato nulla sul piano politico se non nei concorsi. La grande massa ha continuato a produrre fuori dai disciplinari come commodity, magari poi imbottigliata da altri, quindi, alla fine, per questi cambia poco o nulla. Sarà come prima». In ogni caso Giuseppe Di Martino è ottimista: «Voglio considerare questo accordo un primo passo, una apertura e non una chiusura. Avere delle regole in comune con il Canada, e soprattutto con la Cina, significa finalmente aver potuto aprire un dialogo nel quale ci possiamo inserire. Certo, arriviamo tardi rispetto a molti altri, ma ci siamo e i numeri Ismea sulla produzione agroalimentare del Sud nel 2015 parlano molto chiaro. Siamo in forte crescita».
Senza voler scomodare dop e igp sconosciute ai più, come la cipolla di Acquaviva in Puglia o quella di Montoro in Campania, l’altro grande assente da questa partita è il pomodoro. Due sono le dop, entrambe in Campania, quello del piennolo e il San Marzano. La prima è relativamente giovane e la produzione basta appena a soddisfare la domanda interna della Campania che è altissima da quando le pizzerie girano a pieno regime. Ma la seconda è storica, ma da sempre non ha alcun peso politico nelle trattative internazionale perché in realtà il San Marzano è una goccia nel mare di pomodoro prodotto in Italia, assolutamente irrilevante sul piano economico. «Non ci resta che lavorare sul marchio - dice Peppino Napolitano, che con Solania e altri marchi è il maggiore produttore, fondatore del presidio Slow Food. Sinceramente per me bisogna dare più una lettura politica di quello che è accaduto, ossia sul fatto che nelle trattative il Sud non ha alcun peso politico. Nei fatti non abbiamo preoccupazioni perché la richiesta interna e internazionale è costantemente superiore alla offerta e non riusciamo ad accontentare tutti».
E se non c’era spazio per pomodoro, pasta, olio e ricotta di bufala (altra dop) figuriamoci che speranza potevano avere il cipollotto nocerino, il fico bianco del Cilento, e tante altre varietà a marchio europeo della Campania e del Sud.
Il Mattino