Pomigliano, due minorenni a processo per l'omicidio del clochard: «Crudeltà disumana»

Le ipotesi: «Noia e senso dell’impunità dietro quei quindici secondi di orrore»

Pomigliano, uccisero un clochard
Dovranno spiegare cosa è accaduto in quei quindici secondi di terrore e violenza. Dovranno spiegare cosa ha provocato quell’accanimento nei confronti di un uomo...

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Dovranno spiegare cosa è accaduto in quei quindici secondi di terrore e violenza. Dovranno spiegare cosa ha provocato quell’accanimento nei confronti di un uomo inerme, preso a calci e pugni, per poi essere finito a colpi di sprangate. Due minorenni si ritrovano dinanzi al giudice. Sono accusati di aver massacrato di botte Frederick Adofo Akwasi, ghanese 43enne che aveva trovato rifugio in una piazzola di Pomigliano d’Arco, dove conduceva una vita serena e integrata nel contesto cittadino. Dure le conclusioni del pm Raffaella Tedesco, che ha chiesto per i due minorenni (che oggi hanno 17 anni) il processo immediato: omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà. Due le convinzioni che hanno spinto la Procura guidata da Maria De Luzenberger a chiedere il rito immediato: c’è l’evidenza della prova, grazie a immagini ricavate dallo spulcio dei cellulari e dei social degli stessi soggetti coinvolti; e i due soggetti sono detenuti in due istituti minorili, al termine delle indagini condotte dai carabinieri del comando provinciale di Napoli e della compagnia di Castello di Cisterna.

E restiamo alle accuse mosse dalla Procura dei Colli Aminei: i pm parlano di omicidio premeditato e commesso per futili motivi, con l’aggravante della crudeltà: «Azione crudele, disumana», si legge. Spiegano ora i pm: sui loro social, i due giovani criminali esaltano la violenza.

Ma torniamo a quanto avvenuto a Pomigliano. Era il 19 giugno scorso, in una strada che ospita un paio di condomìni borghesi. Una zona tranquilla, dove da tempo la presenza di Frederick è nota a tutti.

Sorridente, tranquillo, aveva perso un lavoro alcuni mesi prima di essere ucciso. Era stato anche a scuola, aveva frequentato un corso per consentire l’integrazione di quanti si ritrovano in Italia senza fissa dimora. Aveva un giaciglio nei pressi di una scala perimetrata da una ringhiera. Sono le prime ore della sera, quando si registra un episodio destinato a riproporre l’attenzione sulla violenza giovanile declinata sui social. In sintesi, i due minori si avvicinano a Frederick simulando un gesto di fratellanza, di amicizia e di condivisione. È il gesto del cinque, della mano aperta come per un saluto rapido e schietto, che spinge Frederick ad accettare un dialogo con quei due ragazzi con il massimo della fiducia. 

Quindici secondi di terrore, come ha avuto modo di ricostruire il pm Tedesco. Calci, pugni, colpi di spranghe, grazie a una sorta di gioco infernale. Già, perché a sentire l’audio delle immagini finite a dibattimento, si comprende che c’è voglia di offendere, colpire, ma anche di accanirsi contro qualcuno per poi postare i contenuti di una impresa ignobile sui propri canali social. Difesi dai penalisti Sabato Graziano e Umberto De Filippo, i due minorenni sono attesi dinanzi ai giudici, per l’udienza del processo immediato. A marzo è prevista la requisitoria del pm, per chiudere il cerchio attorno ai due presunti giovani assassini. Un’aggressione consumata in due momenti. In una prima fase, c’è uno dei due che si avvicina al giaciglio in cui il 43enne sta riposando. Si nota la sagoma di uno dei due vigliacchi che si muove in modo furtivo. 

Ha i bermuda e una maglietta estiva, il picchiatore. Colpisce con il pugno il volto di Frederick che è sdraiato e non riesce a capire cosa sta accadendo. Poi i due scappano, si allontanano. In una seconda fase, pochi minuti dopo, arriva un altro raid. Questa volta Frederick è in piedi, ha ricevuto dei colpi al viso e ovviamente non ha capito cosa ha scatenato un’azione del genere. Ma sembra comunque conciliante, comunque non violento. Le immagini che seguono sono raccapriccianti: Frederick viene inquadrato dal telefonino cellulare di uno dei due elementi, mentre si affida a questa frase masticata in italiano: «Mi piace tutti e due... e che io sono bravo». Poi arrivano altri colpi, Frederick indietreggia, si accascia a terra, per poi morire tra dolore e incredulità. Azione crudele e premeditata, insiste il pm. Difesi dai penalisti Sabato Graziano e Umberto De Filippo, i due minori sono attesi in aula a marzo per un omicidio consumato con un solo obiettivo: postare un filmato violento sui social, per ottenere seguito e consenso.

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Il Mattino