L’emergenza barelle al Cardarelli è un film senza titoli di coda: ad ogni picco fa seguito l’annuncio di una rivoluzione nella trincea del pronto soccorso....
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Ieri il manager del Policlinico del centro storico ha annunciato l’apertura di un pronto soccorso vero entro l’anno. È una svolta attesa da tempo, e ci auguriamo che agli annunci stavolta seguano i fatti, senza più resistenze, ostacoli e veti. Fanno benissimo, i medici prof, a difendere la loro specificità. A patto che questa specificità, da tutti apprezzata e riconosciuta, non diventi un fortino, o una rendita di posizione: non è più tempo di torri eburnee. Certo sui due Policlinici - dove albergano, come è noto, numerose eccellenze - pesa il nodo del personale, la specializzazione e le attività didattiche. Ma pesano anche troppe resistenze, che sono il frutto di un patto scellerato tra la politica e gli interessi corporativi, spesso autoreferenziali, del mondo della sanità, soprattutto di quella pubblica.
Una cosa è certa: l’imbuto del Cardarelli non regge più. Così come occorre una gestione integrata dei posti letto, in grado di affrontare in un’ottica di rete il flusso di pazienti in arrivo senza ingolfare le corsie dei reparti di emergenza, allo stesso modo non è più differibile un pieno coinvolgimento di entrambi i Policlinici universitari nella rete delle emergenze. Non solo durante i picchi di influenza, ma tutto l’anno. Il tempo delle barricate è finito.
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Il Mattino