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Sarà stato il desiderio espresso nella notte di San Lorenzo, ma finalmente nelle casse di Palazzo San Giacomo sono arrivati i primi 54 milioni del “Patto per Napoli” che vista la crisi di Governo e il voto anticipato non era poi così scontato. «È la conferma che il “Patto” regge - racconta l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta - al di là di tutto, questa prima tranche ci consentirà di abbattere il disavanzo di bilancio che supera i 2,2 miliardi, un primo passo».
Si ricorderà che la somma complessiva del buco nelle casse del Comune è di quasi 5 miliardi, atteso che al disavanzo di bilancio vanno sommati 2,8 miliardi di debiti finanziari. Insomma, a Palazzo San Giacomo la crisi romana qualche dubbio lo aveva sollevato visto che sono passati 4 mesi dalla firma sul “Patto” avvenuta al Maschio Angioino il 29 marzo. Il “Patto per Napoli” vale 1,3 miliardi, circa 600 il Comune li incasserà entro i prossimi 4 anni. Il meccanismo messo in campo dall’esecutivo nazionale - tuttavia - dovrebbe generare almeno altri 350 milioni. In che modo? Bisogna che il Comune - per esempio - centri dei risultati sulla riscossione, il vero problema di Palazzo San Giacomo. Il Comune deve dimostrare di essere virtuoso. La riscossione non arriva al 50% di qui le difficoltà del bilancio. Le regole del “Patto” prevedono che che tutti i soldi che arriveranno da un eventuale aumento della riscossione non andranno nelle casse romane, ma resteranno al Municipio napoletano. Non a caso il Comune entro fine anno affiderà la riscossione coatta a una società esterna.
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Concretamente questi 54 milioni - ancora prima di arrivare - sono stati comunque il volano per iniziare a investire sulla manutenzione della città così come confermato dal bilancio di previsione 2022-2024.
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Baretta traccia le azioni che il Comune intraprenderà in quello che sarà un autunno molto caldo sotto il profilo finanziario per i napoletani e per tutto il Paese. «A settembre inizieremo a mettere mano alla riorganizzazione delle aziende partecipate un passaggio del Patto per Napoli come la riscossione. In ottobre presenteremo il piano al Governo abbiamo chiesto qualche settimana in più di lavoro perché come è noto c’è stato un ritardo sulla firma. E poi bisogna tenere conto anche delle elezioni». Al riguardo Baretta chiarisce: «Io candidato? No ci sono tante cose da fare ancora a Napoli...». Baretta e il Comune, senza troppi giri di parole, devono capire a chi presentare il piano partecipate. Un conto è se ci sarà un governo di centrosinistra, altra cosa è se ce ne sarà uno di centrodestra. Il cambio della guardia a Palazzo Chigi in teoria a prescindere da chi vince non dovrebbe portare a stravolgimenti perché il “Patto per Napoli” vale anche per tutte le città metropolitane che hanno superato di 700 euro il debito pro capite e sono governate da sindaco di tutti i colori, tuttavia che qui la preoccupazione c’è. «L’autunno caldo lo prepareremo - conclude Baretta - cercando di sostenere con i bonus le famiglie più disagiate ma è chiaro che a Napoli il problema è così grande che chiederemo un forte sostegno al Governo».
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Il Mattino