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Due donne, due leader politiche, hanno partecipato al ricevimento del Quirinale senza incrociarsi. Giorgia Meloni e Elly Schlein hanno storie e rappresentano mondi tanto diversi come non era mai accaduto tra il capo della maggioranza e quello dell’opposizione. De Gasperi e Togliatti, tanto per capirci, al confronto erano cugini. Nell’anno che ci separa dalle elezioni europee non ci saranno elementi di confronto che non siano i sondaggi e il dibattito parlamentare. Ciascuna andrà per la sua strada e i conti si faranno il 9 giugno 2024.
Allo stato, la prima è vincente e la seconda è perdente.
Il Pd dovrà scegliere: ha guadagnato punti nei sondaggi perché Schlein è una donna di sinistra-sinistra che ha tolto consensi al M5s. Ma il suo futuro è una lotta a sinistra? Un partito schiacciato sulla Cgil che ignora un tradizionale sindacato vicino a una sua grande componente come la Cisl? Conte non ha alcun interesse a darle spago perché non si sente partito vassallo e farà di tutto per non risultarlo più di tanto l’anno prossimo. Il Terzo polo – al quale il Pd deve l’unica vittoria di Vicenza – è lontanissimo dalla linea Schlein. Dunque?
Il Mattino