Racket della raccolta rifiuti Non paghi? Camion a fuoco

Racket della raccolta rifiuti Non paghi? Camion a fuoco
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Gli affiliati del clan Moccia imponevano il racket all’azienda di igiene urbana che raccoglieva i rifiuti ad Afragola. Al netto rifiuto del titolare della «Go Service Scarl» scattò la ritorsione. Un commando di tre persone armate e con il volto coperto da passamontagna bloccò un autocompattatore e lo distrusse con il fuoco. Due mesi prima, gli emissari della cosca avevano fermato durante la raccolta alcuni automezzo della stessa ditta, facendosi consegnare le chiavi dagli autisti. E prima di allontanarsi dissero a uno degli operai: «Riferisci al tuo titolare che se vuole lavorare qui ad Afragola deve pagare. Questo è il primo e l’ultimo avvertimento». 


IL BLITZ
Ieri, per quell’incendio, avvenuto all’alba dell’11 agosto 2017 nell’area di stazionamento dei mezzi della «Go Service Scral», in Via Cinquevie ad Afragola, a poche centinaia di metri della Stazione Tav, c’è stata la retata ordinata dalla Dda. Le manette sono scattate per Michele Puzio, 55 anni, suo fratello Giuseppe, 50, Domenico Cimini, 46, Pasquale Carrese, 39, e Antonio Virtuosi, 28. Ai cinque, ritenuti personaggi di rilievo del clan Moccia, i carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna hanno notificato un’ordinanza del gip del Tribunale di Napoli per i reati commessi a vario titolo di tentata estorsione continuata, porto abusivo di arma da fuoco e danneggiamento seguito da incendio. Reati commessi con aggravante del metodo mafioso. Gli arrestati sono stati rinchiusi nella casa circondariale di Secondigliano, mentre la notifica della misura cautelare in carcere per Domenico Cimini e Michele Puzio è avvenuta per il primo nell’istituto penitenziario di Terni e per il secondo in quello di Tolmezzo in provincia di Udine.
 
LO SCENARIO 

L’operazione, hanno sottolineato gli inquirenti, oltre a disarticolare un agguerrito gruppo criminale, ha accertato ancora una volta la presenza operativa del clan Moccia. Seppure mutata nel vertice, la cosca continua a fare sentire la sua presenza criminale soprattutto per quando concerne la gestione da parte di alcuni gruppi del «pizzo» alle aziende della zona. La «monnezza», da qualunque parte la guardi, vale oro. I clan che fanno soldi con la gestione dei rifiuti, ma guadagnano anche con il racket imposto alle ditte di igiene urbana che lavorano sui «loro» territori. E il rifiuto di pagare il pizzo viene immediatamente punito. Nel caso della «Go Service Scarl» gli arrestati diedero al titolare un solo avvertimento. Due mesi prima dell’incendio dell’automezzo, Carrese e un suo complice ancora da identificare, su mandato di Cimini, bloccarono per strada alcuni autocompattatori, e a nome del clan Moccia, si fecero consegnare le chiavi dei veicoli, «ordinando» agli operai di riferire al principale che era meglio pagare se voleva lavorare senza problemi. Poi scattò la ritorsione. Michele Puzio ordinò ai suoi uomini di effettuare una serie di sopralluoghi per individuare il luogo di stazionamento degli autocompattatori. La mattina dell’11 agosto 2017, tre persone incappucciate a armate di pistola si materializzarono tra gli automezzi in sosta. Uno del commando fece scendere gli autisti dal camion. Poi i suoi due complici lanciarono nella cabina di guida una bottiglia incendiaria. Il ritorno di fiamma procurò ad uno degli attentatori ustioni gravi: ora collabora con la giustizia.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino