Le foto segnaletiche di Benito Mussolini, magro e capelluto; quelle e di un giovanissimo Sandro Pertini al momento dell’arresto durante il fascismo; gli scatti che...
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Dal 1902, anno che segna la sua fondazione, ai giorni nostri non c’è segmento d’indagine o di inchiesta giudiziaria cui questa struttura della Polizia di Stato non abbia fornito il proprio fondamentale contributo. E non a caso il titolo della mostra è «Frammenti di storia». Nella sua tappa in città la kermesse ha voluto poi dedicare un focus alle donne: a quelle passate alla cronaca come donne di camorra ma - nel contempo, e quasi in controluce - a quelle che dal 1960 hanno iniziato a vestire la divisa con i colori della polizia, diventando il valore aggiunto del Corpo.
Alla presentazione hanno partecipato - oltre al questore di Napoli Antonio De Iesu - il direttore centrale dell’Anticrimine Vittorio Rizzi, il professore Isaia Sales, la giornalista Rosaria Capacchione e il sindaco Luigi de Magistris. L’evento è stato introdotto da un dibattito sul tema «Femmene: Grandi Donne vs Lady camorra», un momento di riflessione sul ruolo delle donne nella storia napoletana dall’ingresso di Garibaldi ad oggi. Tra le dame nere è stata rievocata la figura di Marianna «la Sangiovannara», la camorrista che ebbe un ruolo di primo piano nel favorire l’ ingresso delle camicie rosse in città.
Gli agenti della Scientifica hanno poi ricostruito una immaginaria «scena criminis» ambientata in un castello del ‘700 con protagonisti e arredi d’ epoca. «Cena al castello con delitto» è la simulazione di una sopralluogo sulla scena di un delitto eseguita, a scopo didattico, con tecniche ad alta tecnologia, esadimensionali. «Non è una semplice rappresentazione dell’attività di un reparto che è il fiore all’occhiello della Polizia - ha detto De Iesu - ma una ricostruzione virtuale del contesto di un delitto».
«Tra il 1848 ed il 1860 - ha concluso il questore De Iesu - è avvenuto un processo di politicizzazione della camorra, che si schierò con gli unitari ricoprendo un ruolo decisivo nel garantire l’arrivo di Garibaldi senza spargimento di sangue». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino