La Freccia non sfreccia più. Ritardi, guasti, rallentamenti, stop improvvisi, annunci di giustificazione improbabili. Una crisi di nervi al giorno per chi viaggia pendolari...
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Si parte dallo scorso 31 ottobre. I problemi fin dal primo treno, quello delle 5.10 in partenza da Napoli. A Roma, a San Giovanni, c’è un guasto agli impianti di circolazione. È il caos. Due ore di ritardo su tutta la linea, una giornata da dimenticare anche perchè per quel guasto la presidente del Senato Casellati fu costretta ad annullare la partecipazione e di conseguenza alle celebrazioni del 180esimo anniversario della tratta Napoli-Portici, dove sarebbe dovuta intervenire accompagnata dall’ad di Ferrovie, Gianfranco Battisti. Il 3 novembre altri disagi. Questa volta a dare problemi sono i treni che da Bologna scendono a sud. Il giorno successivo, il 4, stessa storia. Molti convogli sulla Roma-Napoli vengono diviati o via Cassino o via Formia. Il 6 è l’inferno. Di buon ora un incendio (forse doloso) ad una centralina di controllo a Tiburtina rallenta il traffico: si accumulano fino a 200 minuti di ritardo. Ripristinato il guasto, cade la linea aerea. Altra giornata nera. Il 7, nel tardo pomeriggio la scossa di terremoto fra l’Abruzzo. L’8 non va meglio, e poi l’11. E il 15 novembre.
Da Fs assicurano che c’è. I ritardi registrati sulla rete AV negli ultimi tempi non sono attribuibili a scarsa manutenzione delle linee, come qualcuno sosterrebbe. «Occorre considerare che la domanda di trasporto ferroviario è sensibilmente cresciuta negli ultimi anni per soddisfare un pubblico sempre più ampio, sia sulle relazioni a lunga distanza sia nei nodi metropolitani. Questo ha determinato un consistente incremento del numero di servizi offerti, con la progressiva saturazione di alcune linee e stazioni e, allorquando si verifica il ritardo anche di un solo treno per un qualsivoglia motivo, il cosiddetto “effetto domino” causa ripercussioni su un numero più elevato di corse». Per ovviare agli inconvenienti - aggiungono da Fs - solo 2019, sono stati investiti qualcosa come 1,1 miliardi di euro per interventi mirati ed è stata istituita una task force dedicata alla puntualità. I primi effetti sono stati più che incoraggianti, facendo passare dal 50% di treni AV in arrivo in orario nel 2018 a circa il 70% del 2019. Il nuovo orario invernale, in vigore dal 15 dicembre 2019, è stato progettato per migliorare ulteriormente le performance della rete.
Sulla tratta Napoli-Roma ma anche quelli che partono da Salerno sono circa 4mila. Grazia Mazzeo del Comitato Pendolari Av Napoli-Roma-Salerno da tempo si impegna per cercare che i diritti di chi è costretto a spostarsi per ragioni di lavoro vengano rispettati. Parliamo di insegnanti, autisti, dipedenti dei ministeri. «I ritardi ormai sono la quotidianità. Eccezione è arrivare in orario - spiega - sono evidenti le incapacità di gestire anche l’ ordinaria amministrazione se i guasti sono così frequenti lungo tutta la linea, con particolari criticità in punti nevralgici ed ormai cronici. Ma sono bravissimi a riempirsi la bocca di stime esaltanti sulle “magnifiche sorti attuali e future” dell’Alta velocità, la realtà ci racconta che migliaia di pendolari quotidianamente si vedono derubati della qualità della loro vita». Barbara Costantino, pendolare per lavoro, è uno dei passeggeri che due giorni fa si trovata bloccata in stazione. «In un paese che si dice civile - spiega - non dovrebbe essere una scommessa quotidiana arrivare in orario a lavoro». Invece, arrivare puntuali, è sempre di più una scommessa che si paga a caro prezzo e senza la possibilità di detrarre una parte dei costi dei carnet (l’abbonamento non esiste più) dalle tasse, a meno che non si abbia la partita Iva.
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Il Mattino