Gli Stati Uniti sono molto potenti. Ne consegue che tutti i Paesi che hanno problemi diplomatici con gli Stati Uniti e cioè Russia, Cina, Iran e Corea del Nord, hanno anche...
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Trump sta attaccando la Turchia in modo scoperto e frontale. Data la gravità della crisi, agli studiosi corre l’obbligo di ricorrere alle traduzioni letterali e a una precisione estrema, persino negli orari che scandiscono le azioni dei protagonisti. Leggiamo dunque quanto ha scritto Trump nel suo ultimo tweet contro Erdogan: «Ho appena autorizzato il raddoppio delle tariffe su acciaio e alluminio con riferimento alla Turchia mentre la sua moneta, la lira turca, scivola verso il basso contro il nostro dollaro molto forte! L’alluminio sarà adesso al 20% e l’acciaio al 50%. Le nostre relazioni con la Turchia non sono buone in questo momento».
La mossa di Trump taglia la Turchia fuori dal mercato americano per quanto riguarda l’acciaio, che rappresenta il 13% delle esportazioni turche. Il tweet è datato 10 agosto 2018 ore 14:47 americane. Calcolati i fusi, emerge che è stato inviato mentre la Turchia stava già soffrendo il crollo della lira. È dunque un tweet che esprime due contenuti principali. Il primo è la fierezza per avere colpito l’economia turca e il secondo è la rivendicazione di avere agito intenzionalmente per danneggiare la Turchia. Non è mica un complotto: è un attacco. Ovviamente, una crisi finanziaria così ampia non può essere attribuita a un solo fattore e cioè alla sola offensiva di Trump. Tuttavia, se i lettori sono interessati a sapere se Trump è tra i principali protagonisti della crisi in atto, la risposta è sì. Lo è perché vuole esserlo. Trump vuole affermare il principio secondo cui gli Stati Uniti decidono e gli altri eseguono. Il presidente americano chiede a Erdogan di eseguire un ordine e cioè di liberare un cittadino americano sotto processo in Turchia, con varie accuse. Lo slogan con cui Trump ha vinto le elezioni, “America first”, significa questo: nessuno può dire agli Stati Uniti ciò che devono fare, ma tutti devono fare ciò che dicono gli Stati Uniti. La conseguenza pratica è che un solo cittadino americano agli arresti domiciliari, trattato con riguardo principesco in un Paese straniero, conta più di tutte le economie dei Paesi europei. Questo era già noto, considerati i dazi commerciali applicati contro i Paesi dell’Unione Europea, ma Trump ha voluto ribadirlo rendendo eclatanti tutti i suoi atti contro Erdogan. La sfida continua.
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Il Mattino