Il diabete non colpisce solo gli uomini ma anche i loro amici a quattro zampe: questa patologia interessa infatti, in forme diverse, anche cane e gatto e può portare a una...
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Si tratta di incontri informativi rivolti ai proprietari di animali sulla patologia, sui suoi sintomi, sulla diagnosi e sulla prevenzione. La lista degli eventi sarà disponibile sul sito www.giornatadeldiabete.it. "Di solito - spiega Marco Melosi, Presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani - ad ammalarsi sono gli animali adulti e anziani, spesso in sovrappeso, anche a causa di una sterilizzazione. Il cane è colpito quasi esclusivamente dal diabete di tipo 1, quello di tipo genetico, e le femmine affette risultano essere il doppio rispetto ai maschi. Anche alcune razze sono più a rischio: Setter Inglese, Yorkshire Terrier, Samoiedo, Terrier, Schnauzer Nano, Beagle, Barbone, Dobermann Pinscher, Golden retrive e Labrador. Nel gatto, affetto prevalentemente dal diabete di tipo 2, invece risultano più colpiti i gatti castrati; a differenza del cane, in quest'ultima specie il legame tra obesità e comparsa della malattia è stato chiaramente dimostrato".
L'incidenza della malattia si attesta intorno all'1% ed è in aumento, secondo gli esperti. Il diabete può dar luogo anche a complicanze: per esempio la cataratta nel cane e la debolezza agli arti posteriori nel gatto. Una diagnosi precoce è fondamentale e ci sono alcuni sintomi ben precisi: sete intensa e urinazione abbondante, perdita di peso malgrado l'aumentato appetito, la sonnolenza, il pelo più rado e opaco, l'assenza di auto pulizia nel gatto e la cataratta nel cane. "Se curato - sottolinea Federico Fracassi, veterinario e professore all'Università di Bologna - il diabete animale si comporta come quello umano, ovvero può essere tenuto sotto controllo e non alterare significativamente la qualità della vita. Ma è fondamentale una diagnosi precoce: in caso di sintomi è bene rivolgersi al più presto al proprio veterinario". Le cure consistono sostanzialmente in una dieta appropriata e in una terapia insulinica. "Ma la prevenzione, soprattutto nel gatto, rimane la prima arma - conclude Fracassi -: occorre contrastare con determinazione obesità e sedentarietà, il gatto insomma deve muoversi e giocare il più possibile Leggi l'articolo completo su
Il Mattino