Stracciare le leggi dei rivali: la nuova mania della politica

L'abolizionismo era il movimento che si batteva per la cancellazione del mercato degli schiavi, tra fine 700 e 800. Ma quello rappresentò un'istanza profonda,...

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L'abolizionismo era il movimento che si batteva per la cancellazione del mercato degli schiavi, tra fine 700 e 800. Ma quello rappresentò un'istanza profonda, figlia dell'illuminismo. La febbre abrogazionista, detta anche l'abolizionite, che invece impazza in questa campagna elettorale che cos'è? Una sorta di indiscriminata, e trasversale, corsa alla damnatio memoriae (ognuno ha qualche legge da abolire tra quelle che hanno fatto gli avversari quando erano al governo) e un modo di andare avanti guardando indietro. Che forse non è il modo più giusto per procedere. E comunque, di fronte a questa febbre dello smontiamo tutto, si sgolano inutilmente quelli che la pensano come Carlo Calenda: «Abolire è la parola chiave di questa fase. Me se al posto di abolire usassimo costruire, non faremmo un soldo di danno». Parole che evidentemente Giggino Di Maio non ha sentito e non vuole ascoltare. L'ultima trovata dell'abolizionismo, annunciata ieri, è infatti quella di costruire un sito ad hoc - a cura dei 5 stelle e denominato www.leggidaabolire.it - che s'accompagna alla promessa di abrogare in un colpo solo, se i grillini vincono, 400 «leggi inutili».

 
«Con una sola legge a inizio mandato del nostro governo - annuncia Di Maio - ne cancelleremo centinaia». Si attende Salvini che magari nei prossimi giorni rilancerà: «E noi ne aboliremo quattromila!». Ma per ora i grillini si vantano di essere i campioni dello smontiamo-smontiamo-smontiamo - che è il nuovo grido abrogazionista - e il programma di decostruzione, ossia non di proposizione di novità e di visioni ma di negazionismo e di abbattimento del passato, spazia dal via il Redditometro al via lo Spesometro, via lo Split Payment e via gli studi di settore». E mentre Salvini dice «aboliamo la Fornero», i pentastellati ribattono che «lui finge e solo noi vogliamo eliminare l'orrenda legge pensionistica»; e se la Lega vuole abbattere il Jobs Act, i Libri e Uguali dicono che i veri nemici della norma che «uccide le speranze di lavoro dei giovani e impone il precariato» sono soltanto loro.

La politica destruens sta prevalendo sulla politica construens. La rottamazione normativa ha buon gioco sullo sforzo progettuale. E il tutto in una salsa anche paradossale. Perché spesso - vedi Speranza o Bersani sul Jobs Act - gli abrogazionisti vogliono cancellare le leggi che loro stessi hanno votato. E perfino chi è appena stato al governo promette di cancellare le cose che ha fatto, ed è il caso di Renzi con la cancellazione del canone Rai a cui proprio lui teneva così tanto, al punto da averlo inserito nella bolletta elettrica. Se Berlusconi vuole abolire il bollo auto, insieme a infinite altre tasse e balzelli, anche Cetto La Qualunque lo voleva fare: «E se non siete contenti, aboliremo pure l'assicurazione, va! Applauso prego».


Le tasse universitarie non sono una tassa da abolire, ma Pietro Grasso le vuole abolire lo stesso: trasformando in gaffe quella che lui pensava fosse una ideona alla Corbyn. Insomma, l'abrogazionismo va maneggiato con cura, perché spesso si rivela un boomerang e spesso mette a nudo, invece di nasconderle come sarebbe più saggio, le differenze che dividono partiti alleati. È bastato che Salvini dicesse «aboliremo l'obbligo dei vaccini», per fare emergere in tutta la sua differenza la cultura nient'affatto antiscientifica di Forza Italia. E se Berlusconi è sembrato accodarsi al «cancelliamo il Jobs Act» propugnato da Salvini, poi si è in parte rimangiato il proponimento, ben sapendo che tra alleati conviene differenziare il messaggio per fare l'en plein. Gli sprechi, a parole, vogliono abolirli tutti. L'euro non lo vuole abolire più nessuno, se non come (copyright Giggino) «extrema ratio». E il Rosatellum? I fulmini lo colpiranno solo dopo i risultati del 5 marzo. Mentre le fiamme vere sono rimaste quelle con cui il leghista Calderoli bruciò - nel cortile della caserma dei pompieri delle Capannelle trecentosettantacinquemila leggi. E quel modello del 2010, al netto dell'effetto scenografico e della pirotecnica teatralità, sembra purtroppo aver fatto scuola. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino