Mesi fa, tra gennaio e marzo scorsi, il suo nome è finito al centro dell’inchiesta terremoto legata alla consip e al giglio magico. Ricordate quel nome? Alfredo...
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Mazzei - è questa la novità dell’ultima ora - è infatti indagato per corruzione in atti giudiziari, nell’ambito dello stesso fascicolo che vede coinvolto il giudice Enrico Caria, presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Napoli nord, ma anche di altri undici professionisti (avvocati e commercialisti) titolari di incarichi in quel di Aversa.
Ma andiamo con ordine. Torniamo ai primi di gennaio, quando Mazzei viene convocato dall’allora capitano del Noe Gian Paolo Scafarto (oggi indagato per rivelazione di atti coperti e falso), all’epoca impegnato nelle indagini sui legami tra l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo e il padre dell’ex premier. Ed è Mazzei a mettere agli atti la storia dell’incontro segreto tra babbo Renzi e Romeo, in una bettola romana. Una versione confermata in una intervista a Repubblica e che farà arrabbiare Matteo Renzi che, il due marzo scorso, si prende la briga di rimproverare il padre proprio per le sue frequentazioni («devi dire la verità ai pm», dirà l’ex capo del governo, stando a una intercettazione napoletana).
Capitolo ancora tutto da valutare dalla Procura di Roma, mentre di lì a qualche mese, siamo a maggio scorso, è ancora l’ufficio inquirente guidato dal procuratore Giuseppe Pignatone ad aprire una nuova indagine a carico - tra gli altri - anche dello stesso Mazzei.
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Il Mattino