L'America si è fermata per ricordare le vittime e gli eroi dei quattro attacchi aerei dell'11 settembre 2001 firmati da al-Qaeda, ma il 18esimo...
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Ground Zero, l'America si stringe nel ricordo delle vittime dell'11 settembre
Roma, Undici Settembre: il ricordo dei vigili del fuoco
Una decisione che oggi il presidente ha difeso, ammonendo inoltre che gli Usa intensificheranno la lotta ai talebani e useranno una forza inaudita contro chiunque colpisca l'America. «I talebani pensavano di usare l'attentato in cui è morto un grande soldato americano insieme ad altre 11 persone innocenti per mostrare la loro forza, ma quello che hanno fatto vedere è una costante debolezza», ha detto intervendo ad una cerimonia al Pentagono, dopo il minuto di silenzio osservato alla Casa Bianca con una first lady vestita luttuosamente di nero.
«Negli ultimi quattro giorni - ha proseguito - abbiamo colpito il nemico più duramente che mai e continueremo a farlo. E se per qualsiasi ragione i nostri nemici torneranno nel nostro Paese, andremo ovunque siano e useremo la forza, del tipo che gli Stati Uniti non hanno mai usato prima. E non sto nemmeno parlando della forza nucleare». I conflitti sulla gestione del dossier afghano sono stati tra l'altro il motivo per cui il tycoon ha silurato il suo consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che era contrario ai colloqui di pace e ad invitare i talebani a Camp David, dove i leader americani si incontrarono dopo l'attacco alle Torri gemelle per rispondere ad Al-Qaida.
Ora sulla scrivania del commander in chief c'è un lungo elenco di possibili successori ma nella short list ci sarebbero solo tre nomi: Charles Kupperman, il vice di Bolton, Stephen Biegun, il rappresentate speciale del presidente per la Corea del Nord, e Brian Hook, il rappresentante speciale per l'Iran. Durante la cerimonia al Pentagono Trump ha sottolineato che le vittime e gli eroi dell'11 settembre «non saranno mai dimenticati» e ha ripetuto che dopo aver visto crollare le torri del Word trade center andò sul posto per aiutare, ma non c'è alcuna testimonianza che lo provi.
È proprio nella Grande Mela, dove ci fu il maggior numero di vittime degli attentati (altri due aerei si schiantarono sul Pentagono e in Pennsylvania, dove si è recato il vicepresidente Mike Pence) che si è svolta la cerimonia più toccante. Come ormai ogni anno, a Ground zero sono suonate le campane e poi sono stati letti uno ad uno i nomi dei quasi 3000 morti, dopo un minuto di silenzio che il governatore Andrew Cuomo ha reso obbligatorio nelle scuole pubbliche con una legge firmata ieri.
Tra i presenti lo stesso Cuomo, il primo cittadino di New York Bill de Blasio e alcuni suoi predecessori.
Il Mattino