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«Si tratta di una vendetta politica, un reato di opinione. Io salirò sul podio per La bohème con il mio frac e la mia mascherina. E se loro avranno un altro direttore d'orchestra chiederò anche i danni d'immagine». Non c'è pace per l'eroina di Puccini. Il maestro Alberto Veronesi che si è presentato, sabato scorso, all'apertura del Festival Pucciniano di Torre del Lago, bendato «per non vedere un'opera ambientata nel 68, intrisa di contenuti politici», è stato sollevato dall'incarico. Ma non molla, neanche la bacchetta. Nonostante il presidente della Fondazione, Luigi Ficacci, gli abbia comunicato che a dirigere le repliche del 29 luglio, del 10 e del 25 agosto, non sarà più lui, Veronesi, che in passato è stato direttore artistico, presidente e direttore musicale della manifestazione «che quando sono arrivato, 25 anni fa», spiega, «era un camping».
IL SOSTITUTO La Fondazione, che accoglierà, il 20, l'Orchestra di Santa Cecilia, avrebbe incaricato Manlio Benzi di prendere in mano le repliche «per mettere la parola fine sulla brutta pagina». Ma il direttore d'orchestra, milanese, 58 anni, figlio dell'oncologo scomparso Umberto, annuncia la sua prossima silenziosa «manifestazione gandhiana: sarò lì e mi farò vedere.
SGARBI Una trovata che un po' di scompiglio l'ha scatenato, («Via Via», «Vergogna»). E forse era anche prevedibile. Visto che non è bastato un mese di prove per un arrivare a un accordo, tra Veronesi, il regista Christophe Gayral e lo scenografo Christophe Ouvard. «Si può mettere in scena tutto, basta che ci sia condivisione. Il 7 luglio avevo scritto una lettera chiedendo di omettere segnali propagandistici. Ma via via che lo spettacolo veniva montato mi sono reso conto che stava prendendo una piega che non mi piaceva. Ed è per questo che ho scelto di prenderne le distanze. Del resto un direttore d'orchestra non è un battitore del tempo. E l'arroganza di certi registi deve finire».
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