Alex Zanardi è appeso alla speranza che la sua forza lo tiri nuovamente fuori da una situazione drammatica. Nel frattempo proseguono le ricostruizioni della dinamica...
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«L'ho visto dallo specchietto - racconta commosso l'uomo a Ronny Mengo nell'intervista - Cosa ho visto? Sembrava un pallone, un pallone che rimbalzava addosso e che schizzava da un'altra parte. Ho sempre questa immagine che mi tormenta e non ce la faccio, non ce la faccio a dimenticare perché mi dispiace».
Un dolore che non riesce ancora a metabolizzare. «Mi sta distruggendo, mi sta distruggendo - aggiunge il camionista - E spero di superarla per il lavoro, per la mia famiglia, per i bambini che hanno accusato, perché non si rendono conto magari, o se se ne rendono conto fanno finta di niente».
«Io sono sceso - ripercorrendo i minuti successivi all'impatto - però c'era già tanta gente che era lì intorno. Era inutile che andassi io a non fare niente, ero lì, la gente urlava. Non sapendo chi fosse, non sapendo chi fosse la donna, ho sentito le urla e mi sono spaventato, non sapevo più quello che fare. Mi spiace per la famiglia - conclude - per la moglie, per il figlio, anche se sembra che non sia colpa mia, perà c'ero io lì e non riesco a farmene una ragione o a dire "non è colpa mia", ma è venuto addosso a me». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino