Alluvione Marche, gli esperti meteo nel mirino dei pm. Perturbazione sottovalutata: così l'allerta non è scattata

Alluvione Marche, gli esperti meteo nel mirino dei pm. Perturbazione sottovalutata: così l'allerta non è scattata
Il servizio meteorologico della Regione Marche ha sottovalutato la perturbazione atmosferica che giovedì notte ha flagellato la zona di Senigallia, causando...

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Il servizio meteorologico della Regione Marche ha sottovalutato la perturbazione atmosferica che giovedì notte ha flagellato la zona di Senigallia, causando un’alluvione in cui sono morte undici persone e altre due sono ancora disperse. Tant’è vero che, sulla base del bollettino diramato dai meteorologi, la Protezione civile regionale ha diramato un’allerta gialla per alcune delle zone colpite e verde per le altre. 

La Procura di Ancona sta indagando per omicidio colposo plurimo e inondazione colposa, al momento a carico di ignoti. Gli inquirenti dovranno stabilire se questa tragica perdita di vite umane si sarebbe potuta evitare: se gli esperti del servizio meteorologico della Regione hanno elaborato il bollettino meteo con «negligenza, imprudenza o imperizia», o se invece la violenza della perturbazione era imprevedibile. I dati in loro possesso verranno confrontati con quelli dell’Aeronautica miliare, per vedere se c’è una coincidenza. Ma è fondamentale anche una corretta interpretazione di tali dati, rapportandoli alla particolare morfologia del territorio marchigiano: fatto di valli strette e corsi d’acqua imbriferi. 

I carabinieri Forestali, delegati dai pm anconetani coordinati dalla procuratrice capo Monica Garulli, hanno sentito nell’ambito dell’inchiesta il referente della Protezione Civile delle Marche che si occupa di pubblicare i bollettini meteo. È un esperto meteo del Centro funzionale multirischi, specializzato nel campo della previsione e prevenzione dei rischi idrogeologici, idrologici, metereologici e sismologici. L’obiettivo degli investigatori è ricostruire i fatti a partire dal cosiddetto «allertamento». La Protezione civile regionale ha parlato di «un fenomeno meteo impossibile da prevedere nella sua intensità e sviluppo con le attuali conoscenze disponibili». Una conferma in questo senso verrebbe dalla previsione sui «fenomeni meteorologici intensi» elaborata dall’Aeronautica miliare per il 15 settembre scorso e pubblicata sul sito istituzionale: tale previsione non fa cenno a precipitazioni che avrebbero coinvolto le Marche. 

Proseguirà oggi l’attività di acquisizione dei documenti in vari enti, dopo quelli già prelevati in Regione negli uffici della Protezione Civile. 

Il secondo fronte d’indagine della Procura mira a verificare se, anche in presenza di piogge così intense, si poteva evitare lo straripamento dei corsi d’acqua della provincia di Ancona. In sostanza, se era stata effettuata la corretta manutenzione degli argini dei fiumi Misa e Nevola. Ieri mattina, intanto, i pm hanno delegato i carabinieri Forestali a effettuare un sorvolo con un elicottero NH 500 sui luoghi del disastro, per accertare lo stato delle sponde dei corsi d’acqua Misa e Nuvola. Dalle riprese è già emerso che le sezioni fluviali a monte, molto piccole, non sono bastate a contenere l’acqua piovuta e nei letti dei fiumi sono finiti alberi e grossi tronchi che hanno fatto da tappo ai ponti, sotto i quali non è passata più acqua, creando dunque bacini che sono poi esondati. Due ore di filmato consequenziale che verrà consegnato ai magistrati e visionato poi attraverso strumentazioni tecnologiche per analizzare lo stato degli argini.

Le immagini, spiegano i militari, «potranno essere utili per ricostruire la dinamica dell’evento e le condizioni attuali delle aste fluviali interessate dalle esondazioni». Quello che le riprese dall’alto hanno già cristallizzato è uno stato di piena eccezionale. Dal confronto con le immagini satellitari precedenti al disastro si potrà capire se ci siano omissioni nella manutenzione degli argini e se ci sono ostacoli fisici che hanno impedito il defluire delle acque. 

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Il Mattino