Ricucci, inviato Rai, bacchetta Del Grande: «In Turchia ha fatto una stupidaggine»

Ricucci, inviato Rai, bacchetta Del Grande: «In Turchia ha fatto una stupidaggine»
«Mi considero amico di Gabriele del Grande e adesso che tutto è finito bene voglio dire che in Turchia ha fatto una stupidaggine colossale». ...

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«Mi considero amico di Gabriele del Grande e adesso che tutto è finito bene voglio dire che in Turchia ha fatto una stupidaggine colossale».


Si intitola "Due o tre cose su Gabriele" ed è una lunga riflessione del giornalista del Tg1 Amedeo Ricucci, inviato di guerra, pubblicata sulla sua pagina Facebook sulla vicenda del blogger trattenuto in Turchia nelle settimane scorse. Ricucci esprime forti perplessità sul modo di muoversi del giovane in quel difficile teatro, perplessità condivise anche dall'inviato di guerra sempre della Rai, ora in pensione, Ennio Remondino sul suo blog "Remocontro". 

«Chiunque va da quelle parti per un lavoro giornalistico - si legge nella riflessione - non può non sapere che serve un accredito stampa. Perché Gabriele non l'ha chiesto? Non mi risulta che ne abbia parlato in conferenza stampa e però, se si decide di contravvenire alle regole, bisogna accettarne le conseguenze senza fare i martiri. Per anni, quando si entrava in Siria illegalmente dal confine turco, noi giornalisti abbiamo rischiato di farci espellere dal Paese - oltre a pagare una multa salatissima, di 3000 o 5000 dollari se non ricordo male. E nessuno si è mai sognato di protestare e di ergersi a paladino dei diritti umani». 

E ancora, sulla questione del mancato accredito: «Gabriele non è iscritto all'Ordine dei Giornalisti ma comunque doveva "metterci una pezza", in un qualche modo, magari chiedendo l'accredito attraverso un qualsiasi sito on line. Se un giornalista vuole andare a Gaza deve e non può non sapere che serve l'accredito stampa israeliano, che si ottiene (fra l'altro) esibendo una lettera di assignement di una testata».

Ricucci spiega anche come la pensa sulla questione dei tempi del rilascio: «Il fermo di Gabriele si è protratto fino limiti del consentito - 14 giorni, come previsto dalla legislazione d'emergenza, se non erro - e bene hanno fatto sia le autorità italiane sia la società civile a mobilitarsi per vigilare sulla situazione. Ma per favore, non confondiamo fischi per fiaschi: la stretta alle libertà civili in Turchia, così come il fatto che ci siano 150 giornalisti nelle galere turche, hanno poco a che vedere con il fermo di Gabriele, che è del tutto legittimo, ripeto, sulla base delle leggi vigenti, giuste o sbagliate che siano»


Insomma, conclude Ricucci: «Non ce l'ho con Gabriele, dico solo che poteva e doveva essere più accorto (e magari evitare qualche parola di troppo, al suo ritorno, sulla libertà di stampa che sarebbe stata violata». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino