Antonio De Marco ha confessato di aver ucciso Eleonora Manta e Daniele De Santis, ma in quella mattanza durata dieci minuti ha compiuto qualche passo falso. Il 21enne che aveva...
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Un filmato ripreso dalle telecamere di sorveglianza della zona mostra De Marco mentre si allontana dalla scena del delitto. Il ragazzo non aveva previsto il campo effettivo della ripresa, immaginando che bastasse attraversare la strada per essere al riparo da quell'occhio indiscreto e indagatore. Un percorso fin troppo innaturale. Ai fini dell'indentificazione è stato utile, inoltre, osservare che nel filmato in questione non aveva naso e bocca coperti, mentre poco prima un'altra telecamera aveva immortalato un ragazzo con una mascherina nera «verosimilmente corrispondente» a quella ritrovata nell’appartamento. Sui jeans sono visibili macchie di sangue.
Dentro l’appartamento sono stati trovati una “mascherina facciale di colore nero”, un frammento di guanto in lattice e la guaina nera di un coltello lunga 29 centimetri. Oggetti nelle mani dei Ris.
Nel piazzale antistante il condominio sono stati trovati cinque bigliettini manoscritti ripiegati e una fascetta serracavo. Su uno dei fogli di carta sono state rinvenute tracce ematiche e la scritta “cronoprogramma dei lavori”: «Pulizia… acqua bollente… candeggina… soda… ecc». Oltre alla “mappa con il percorso da seguire per evitare le telecamere”. Altre due fascette serracavo “delle stesse dimensioni e tipologia” sono state ritrovate sulla soglia d’ingresso dell’abitazione. Gli inquirenti hanno messo a confronto la grafia dei bigliettini con quella sui documenti di De Marco e ottenuto “Ambiti di compatibilità accentuati".
Un altro dettaglio ha insospettito gli inquirenti: la foto scomparsa dal profilo di Whatsapp qualche giorno dopo gli omicidi. Dopo aver scandagliato il cellulare delle vittime alla ricerca di contatti, quel particolare era saltato agli occhi. La foto del numero memorizzato come Ragazzo infermiere, ben visibile nella prima ricerca, era stata rimossa probabilmente per paura di essere rintracciati. Il contatto era tra quelli associati alla parola Montello, come tutti gli ex inquilini dell'appartamento, potenziali possessori di una copia delle chiavi di casa.
Tutti questi passi falsi hanno portato all'arresto del ragazzo. Pezzi di puzzle che il nucleo investigativo di Lecce, con il supporto dei Ris di Roma e della sezione Crimini violenti del Ros, hanno ricomposto in una settimana. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino