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Sul mercato nero un pulcino di aquila di Bonelli può superare anche i 10mila euro. Falconieri e appassionati fanno a gara per accaparrassi un esemplare di questa specie che rischia l'estinzione. E così i bracconieri, per accontentare i facoltosi collezionisti, saccheggiano le nidiate. I cacciatori di frodo si arrampicano sulle rocce spioventi nella provincia di Caltanissetta, Agrigento, Enna, Catania e Palermo dove ancora questo rapace resiste. Il guadagno è cospicuo, così come la possibilità di cadere giù in un dirupo.
Ma a conti fatti, il pericolo più elevato, lo corre l'aquila di Bonelli. Nel resto d'Italia è ormai scomparsa a partire dagli anni Sessanta. Purtroppo, però, anche nell'Isola iniziano a contarsi sempre meno coppie. I bracconieri, perciò, mettono a serio rischio la sopravvivenza della specie e se non fosse stato per i carabinieri e per gli ornitologi siciliani probabilmente questo rapace non sarebbe più presente nemmeno in Sicilia. Pochi anni fa si contavano 30 coppie adesso si è arrivati 60 ma il maggiore Massimiliano Di Vittorio, dei carabinieri forestali, ammette che si tratta «di un equilibrio precario, non dobbiamo abbassare la guardia altrimenti ci ritroviamo al punto di partenza. Questa specie è ancora a rischio».
L'aspetto di un adulto è superbo, orgoglioso.
Tuttavia non è solo il bracconaggio a mettere in pericolo il futuro di questa specie, lo è anche l'elettrocuzione, poiché spesso, come altri uccelli, utilizza i piloni delle linee elettriche per posarsi e viene folgorata.
«Attualmente il prelievo di uova e pulcini - spiega il maggiore Di Vittorio - e considerato uno dei maggiori fattori di rischio, vista la mole di interessi ed il movimento economico che esiste dietro questi traffici, il problema assume un significato non soltanto biologico, ma anche giudiziario. Nel corso degli ultimi anni c'è stata una forte recrudescenza del fenomeno, tanto che sono state effettuate numerose operazioni dei carabinieri - aggiunge l'ufficiale - per mettere un freno a questo fenomeno con attività sia di tipo preventivo che di contrasto».
Il furto dei piccoli di aquila di Bonelli era una pratica già in voga negli anni Settanta e Ottanta. Ma sembrava essere una consuetudine abbandonata. Invece nel 2010, alcuni ornitologi siciliani, hanno scoperto che molti nidi venivano depredati dai bracconieri. Da qui è nato il Gruppo Tutela Rapaci, che ha limitato l'attività dei cacciatori di frodo. Ma non poteva essere sufficiente. Per questo motivo nel 2016 è stato approvato il progetto Life ConRaSi, che, con capofila il WWF, ha sviluppato azioni di conservazione per questo rapace. Nel frattempo i carabinieri forestali, con i nuclei Cites, la Soarda e la Soc hanno scoperto organizzazioni specializzate nel traffico dei rapaci. Decine le persone denunciate e finite a processo. In virtù di questa collaborazione, tra il mondo della ricerca e le forze dell'ordine, la situazione è notevolmente migliorata. «Negli ultimi anni grazie all'attività dei carabinieri forestali - sottolinea Stefano Testa tenente colonnello della sezione operativa antibracconaggio dell'Arma - le coppie di aquile di Bonelli sono più che raddoppiate».
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