La Cina ha minacciato di sanzionare alcune aziende americane in risposta alla vendita di armi Usa a Taiwan. L'accordo concluso tra Washington e Taipei include l'acquisto...
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Tutto questo accade mentre le forze navali e aree dell'esercito cinese si preparano a condurre esercitazioni militari vicino allo Stretto di Taiwan. «Una routine», come specificato dal Ministero della Difesa cinese. La scorsa settimana Pechino aveva chiesto la «cancellazione immediata» dell'accordo, dal valore di 2,2 miliardi di dollari secondo il Pentagono, non appena era stata diffusa la notizia della conclusione dell'affare da parte di un'agenzia del Dipartimento della Difesa a stelle e strisce. Per la Cina, la vendita di armi americane a Taiwan rappresenta una violazione del principio dell'unica Cina, in base al quale Washington dovrebbe riconoscere e avere relazioni diplomatiche solo con Pechino. Taiwan è la provincia ribelle dove si rifugiarano i nazionalisti nel 1949, un'isola che la Cina vuole riannettere al resto del territorio ad ogni costo, anche facendo ricorso alla forza. La riunificazione è uno dei punti più importanti del programma del presidente cinese Xi Jinping.
L'acquisto di armi non è una novità nelle relazioni tra gli Usa e la piccola isola. Ma l'amministrazione Trump sin dall'inizio ha spinto per un maggiore sostegno a Taipei, suscitando l'ira dei cinesi. Il mese scorso Taiwan aveva richesto l'acquisto di un nuovo pacchetto di armamenti dagli americani, che avrebbe previsto anche 1240 sistemi missilistici anti-carro BGM-71 TOW e 409 missili Javelin, come aveva anticipato Scmp. Se l'acquisto del nuovo lotto di armi non rappresenta una novità, è certamente un passo ulteriore degli Usa nel progressivo avvicinamento a Taipei, una mossa che infiamma le relazioni tra Stati Uniti e Cina quando il contenzioso commerciale è solo in stand by e non del tutto risolto. Resta da capire quale sarà l'effetto reale della risposta di Pechino, visto che l'embargo del 1989 impedisce alla Difesa Usa di stringere accordi con la Cina. La presidente progressista di Taiwan Tsai Ing-wen, alla ricerca di un secondo mandato, ha espresso la sua «sincera gratitudine» agli Usa, impegnati a «difendere la sicurezza dello Stretto di Taiwan». Tsai sta cercando di rafforzare le capacità difensive dell'isola in relazione alle tensioni crescenti nello Stretto e fa appello alle Nazioni Unite e agli alleati come conseguenza dei tentativi cinesi di isolare diplomaticamente Taipei. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino