Autonomia, testi da rifare su diritti ​istruzione e fisco

Autonomia, testi da rifare su diritti istruzione e fisco
«La ministra Stefani ha aggiornato in base alle osservazioni soprattutto del ministro Tria la bozza per l'Autonomia, che ancora non è disponibile». Lo dice...

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«La ministra Stefani ha aggiornato in base alle osservazioni soprattutto del ministro Tria la bozza per l'Autonomia, che ancora non è disponibile». Lo dice alla fine dell'audizione, Barbara Lezzi. Il ministro del Sud chiude così, con un colpo di scena, l'audizione in Bicamerale federalismo fiscale. «Stefani si è presa il tempo necessario per recepire in maniera puntuale le osservazioni di Tria come del ministro della Sanità, dell'Istruzione, dell'Ambiente, della Cultura e le mie richieste, come delegata alla Coesione».

Secondo la Lezzi «non tutto si può e non tutto si deve dare» anche perché «così come quelle bozze erano state costruite all'inizio non potevano andar bene perché sarebbero andate a discapito di un'altra parte del Paese. E questo noi non lo possiamo accettare».
I «testi concordati» che dal 25 febbraio - e ancora oggi - sono pubblicati sul sito del dipartimento per gli Affari regionali di Erika Stefani, quindi, non hanno più valore, se non storico documentale. I nuovi testi, del resto, non sono ancora disponibili e questo rende complicato approvare in tempi breve una «pre-intesa» da girare alle Camere per raccoglierne le osservazioni. I Cinquestelle, insomma, con la pugliese Lezzi rilanciano la palla nel campo della Lega, lasciando alla veneta Stefani il compito non solo di recepire le osservazioni dei ministri ma anche - cosa più difficile - farle digerire ai presidenti leghisti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, restii a ogni ipotesi di annacquamento delle loro proposte originarie.
 
Ma in cosa dovranno essere modificate le bozze? La Lezzi ha evidenziato in particolare tre punti: fisco, diritti e istruzione. Sul fisco il ministro del Sud ha ribadito le osservazioni di Tria sulla competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di sistema tributario e contabile aggiungendo che non c'è nessun surplus fiscale da redistribuire al Nord. Sui diritti l'esponente dei Cinquestelle ha rimarcato l'importanza di partire dalla definizione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni: «È allo Stato che spetta definirli e quindi garantirli su tutto il territorio nazionale, in quanto ad essi sono associati i fabbisogni standard necessari ad assicurare tali prestazioni». E proprio ieri, in materia di fabbisogni standard, è filtrata la notizia della nomina del presidente della Commissione tecnica fabbisogni standard, una poltrona apparentemente tecnica e ma in realtà dal forte valore politico che la Lega era sicura di potersi assicurare e che invece è andata a un economista, Giampaolo Arachi, che non ha legami con il Carroccio.
Ma il punto sul quale la Lezzi si è soffermata con maggior attenzione è l'istruzione, la materia di maggior valore sia sociale sia economico tra le 23 in discussione nel regionalismo differenziato. Non a caso è proprio sull'istruzione che Zaia e Fontana puntano a una formula automatica che porti dal 2022 1,4 miliardi di euro in più nelle loro casse, a discapito degli altri territori o dei servizi generali.
I PROGRAMMI SCOLASTICI

La Lezzi però non si è soffermata sulle cifre economiche bensì sull'organizzazione scolastica citando il punto 22 del Contratto di governo, in cui «è stato scritto che il legame dei docenti con il loro territorio non può essere declinato in chiave semplicemente autonomistica o regionalistica, nelle parti in cui ciò si traduce in una mera duplicazione di procedure e competenze che rischiano di inficiare il buon andamento del sistema scolastico». Nel sistema di istruzione, insomma, si rischiano «derive a carattere localistico» e invece di semplificare si arriverebbe a un sistema in cui «due scuole in uno stesso Comune potrebbero avere in organico un dirigente scolastico statale o regionale e il personale docente in parte statale e in parte regionale». Anche sui programmi regionali c'è un rischio, quello che ci si appiattisca sulla formazione professionale con «un ulteriore depauperamento di quelle competenze maggiormente correlate al libero sviluppo della persona». Una vera e propria controrelazione rispetto a quella del ministro dell'Istruzione in quota Lega, Marco Bussetti.
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Il Mattino