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A pochi giorni dalla storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sull'aborto, emerge un caso assolutamente drammatico. Quello di una bambina di dieci anni, rimasta incinta dopo uno stupro, e impossibilitata ad accedere all'aborto per via delle leggi restrittive dello Stato in cui vive.
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A denunciare l'accaduto è stata, per prima, una ginecologa di Indianapolis (Indiana).
«Negli ultimi dieci giorni, la clinica in cui lavoro è stata presa d'assalto da pazienti provenienti dall'Ohio e dal Kentucky» - spiega la ginecologa di Indianapolis - «È difficile immaginare che fra poco nemmeno noi saremo in grado di fornire assistenza». Intanto, però, la politica reagisce agli effetti della sentenza della Corte Suprema: gli Stati repubblicani hanno già fatto passare leggi più restrittive sull'aborto, quelli democratici stanno cercando di rafforzare le leggi che tutelano la libertà di scelta delle donne.
La terribile vicenda della bambina sta facendo discutere e sta diventando anche un caso politico. Il procuratore generale della Carolina del Nord, il democratico Josh Stein, ha commentato così il caso dell'aborto negato: «Una bambina di 10 anni, vittima di abusi, non potrà abortire perché incinta da sei settimane e tre giorni. È pazzesco. Ha 10 anni!».
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Il Mattino