L’ultimo capitolo della congiura che si è consumata all’ombra del Cupolone ha il volto di una donna sarda: Cecilia Marogna, ignota ai più se non ai...
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Agli atti c’è la lettera datata 17 novembre del 2017, dall’allora Sostituto Becciu: «Il sottoscritto monsignore Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato - si legge nel documento agli atti dell’indagine - dichiara di conoscere la signora Cecilia Marogna e di riporre in lei fiducia e stima per la serietà della sua vita e della sua professione». Un lasciapassare di enorme importanza per la Santa sede, con il quale, il potentissimo prelato apriva le porte del Vaticano alla sua conterranea di cui si ignora il curriculum. .
Secondo Becciu, la donna avrebbe millantato un ruolo: la Log Sic, società di Lubiana alla quale fa capo alla Marogna si occupa di “cooperazione e assistenza sociale”. Una sorta di copertura per gestire relazioni con l’intelligence. Perché, sempre secondo Becciu, che continua una strenua difesa, la donna avrebbe dovuto svolgere una sorta di attività di intelligence. Insomma, il denaro elargito dalla Segreteria di Stato doveva essere impiegato per trattare attività “riservate”, contattare mediatori e ottenere la liberazione di preti e suore rapiti in Africa e in Asia. Di ostaggi tornati a casa non c’è traccia, dai conti della società, invece, risulta che i soldi del Vaticano, almeno 200 mila euro, sono stati impiegati per l’acquisto di beni di lusso: capi Moncler, borse Prada, abiti Burberry e Frau.
E soprattutto ordina al suo economo, Alberto Perlasca, di girare vari bonifici da 600 mila euro su un conto segreto intestato a una società slovena, la Log Sic D.o.o. Soldi che per Becciu devono servire alle spese operative per contattare gli intermediatori che hanno notizie su alcuni soggetti rapiti.
Intanto, dopo la notizia che circa 700 mila euro, in bonifici frammentati, sarebbero finiti in Australia, per mano di Becciu a ridosso del processo al cardinale George Pell e il sospettp che l’accusatore del porporato fosse “comprato”, Robert Richter, avvocato di Pell, ha chiesto un’indagine internazionale. Il legale di Pell, secondo il Financial Review, ha sollecitato le autorità australiane e italiane a tracciare i 700.000 euro che sarebbero arrivati in Australia nell’ambito del «complotto» ordito contro il cardinale Pell dal «suo rivale» in Vaticano. Ancora Becciu.
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Il Mattino