Berlusconi al Mattino: «Il Covid è ancora pericoloso ma non aiuterà più De Luca»

Berlusconi al Mattino: «Il Covid è ancora pericoloso ma non aiuterà più De Luca»
Presidente, innanzitutto lei come sta? «Non ho febbre, non ho dolori. I medici mi dicono che non mi devo preoccupare. Però oggi mi rendo conto ancora più...

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Presidente, innanzitutto lei come sta?
«Non ho febbre, non ho dolori. I medici mi dicono che non mi devo preoccupare. Però oggi mi rendo conto ancora più direttamente della gravità del problema. Nei mesi scorsi ho spesso denunciato il pericolo di una sottovalutazione dei rischi di contagio e quindi del dolore e dell'angoscia di tante famiglie colpite come la mia, ma in forma più grave, da questa insidiosa malattia. È il pensiero di tanti lutti e tanta sofferenza quello che mi fa stare veramente male. Invece mi ha commosso la grande prova di affetto e di solidarietà che sto ricevendo in queste ore da tanti amici e da tante persone sconosciute, ma anche da tanti politici che stanno a sinistra. Non lo dimenticherò».


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Come cambierà la sua campagna elettorale per le Regionali? Dovrà rinunciare ai comizi in Campania e in Puglia?
«Purtroppo sarà inevitabile. Devo seguire ovviamente con il massimo scrupolo le regole per non mettere in pericolo la salute degli altri. Non ci voleva, proprio ora, ma parteciperò comunque in modo attivo alla campagna elettorale con interventi sui giornali, sulle radio e in videoconferenze. Anche ieri ho partecipato in voce ad un evento di Forza Italia sui diritti dei disabili in Liguria».

De Luca è un personaggio televisivo. Detto da uno come lei, che di tv se ne intende, significa che in Campania la partita è già perduta?
«Al contrario. Significa che il successo televisivo è cosa ben diversa dal successo elettorale e dalla capacità di governo. Nessuno più di me conosce l'importanza della comunicazione televisiva e oggi delle immagini veicolate attraverso la rete. Ma proprio per questo so anche che la comunicazione da sola non serve a nulla, anzi diventa controproducente, se non è fondata su dati reali. Il governatore De Luca è stato abile, gliene ho dato atto volentieri, nel costruire la sua immagine nell'emergenza Covid usando un linguaggio diretto e a tratti provocatorio. Detto questo, però, non posso non aggiungere: sotto il sorriso o sotto la grinta, il nulla. O meglio, c'è il disastro di una regione al collasso anche sotto il profilo sanitario».

Quanto inciderà sulla partita la gestione della lotta al Covid sul territorio? 
«Naturalmente inciderà, ma non nel senso che si aspetta il governatore uscente. I dati più recenti dicono che purtroppo la Regione Campania detiene il triste record nazionale del maggior numero di nuovi contagi. Se questa è la realtà, lo dico con dolore e con preoccupazione, è la certificazione di un fallimento. Man mano che la campagna elettorale proseguirà gli elettori saranno sempre più consapevoli della realtà di un sistema sanitario che mi viene descritto allo sbando».
 
Tuttavia i sondaggi riferiscono di un centrodestra in recupero: aveva dunque ragione lei a difendere Caldoro dal veto di Salvini?
«Sono sempre più convinto che Stefano Caldoro sia la persona giusta per cambiare la Campania. Ha la competenza, l'esperienza, la serietà necessarie per affrontare i problemi di una regione bellissima ma difficile come la vostra. Stefano rappresenta il futuro di una regione che vuole ripartire basandosi sull'imprenditoria sana, su posti di lavoro veri e stabili, sull'etica e la trasparenza. La sinistra in Campania è il vecchio sud clientelare, prigioniero dei potentati locali, con le loro logiche di potere, nel quale i giovani non hanno speranza per il futuro. Questa è la grande differenza. Devo però precisare un aspetto: non c'è stato bisogno di superare nessun veto da parte di Matteo Salvini. C'è stata una comune riflessione, fra alleati, per individuare in ogni regione il candidato più adatto non solo a vincere ma a ben governare per i prossimi cinque anni. Stefano ha tutte queste caratteristiche e gli elettori, anche secondo i sondaggi che ho visto, se ne stanno accorgendo ogni giorno di più».

Lei ha ribadito che l'obiettivo di Forza Italia è restare qui il primo partito della coalizione. Ma il patrimonio di oltre 400mila voti di cinque anni fa non c'è più, alle Europee la Lega vi ha sopravanzato (19,2% contro il vostro 13,6%) e ora Rotondi teme perfino il sorpasso di Fratelli d'Italia. In cosa crede di più: nelle vostre liste o nel candidato Caldoro?
«In entrambi gli aspetti: abbiamo liste competitive, che rappresentano obbiettivamente il meglio dell'offerta politica in Campania. Liste fatte di persone che hanno dimostrato concretamente, anche al di fuori della politica, nell'impresa, nel lavoro, nelle professioni, nella cultura, nel sociale, di saper lavorare e ottenere risultati importanti. Stefano Caldoro è un grande valore aggiunto per tutta la coalizione, è un uomo che viene dalla storia di Forza Italia e che ha un ruolo importante nel nostro Movimento».

Se la partita nazionale delle Regionali si chiude 4 a 2 è un buon risultato o si aspetta di più?
«Nella vita ho sempre avuto come regola, da imprenditore, da uomo di sport, da leader politico, quella di non accontentarmi mai, quando è possibile puntare ad un traguardo più alto. Perché dovrei accontentarmi di un 4 a 2 quando possiamo ottenere un 5 a 1 o un 6 a 0? Se il mio Milan si fosse accontentato, non sarei il Presidente di club che ha vinto più titoli nella storia del calcio mondiale. Il mio amico Rino Gattuso, che oggi guida così bene il Napoli, è uno dei simboli nel calcio di questa mentalità vincente. Che per me vale a maggior ragioni in politica».
 

Di fronte ad una vittoria del centrodestra chiederà le dimissioni di Conte?
«Le elezioni del 20 e 21 settembre sono prima di tutto l'occasione per assicurare a regioni e comuni cinque anni di buon governo. I Campani, come i Veneti o i Pugliesi, voteranno prima di tutto pensando alle esigenze del loro territorio. Non ho mai condiviso l'idea di considerare ogni elezione come se fosse prima di tutto un test politico nazionale. Con questa premessa, aggiungo però che naturalmente queste elezioni avranno anche un valore politico generale e saranno un segnale negativo per il governo delle quattro sinistre, confermando che il centro-destra è la maggioranza reale nel Paese».

L'autunno caldo potrebbe però sollecitare tutte le forze politiche ad un senso di responsabilità supplementare: Forza Italia sosterrebbe un governo di salvezza nazionale?
«Dobbiamo chiarire il concetto di responsabilità. Noi in questi mesi abbiamo dimostrato come opposizione un grande senso di responsabilità istituzionale, rinunciando ad ogni polemica e lavorando in modo costruttivo. Ma dare vita ad un governo di salvezza nazionale se questo significa un governo che mette insieme forze politiche inconciliabili - non sarebbe un atto di responsabilità, non farebbe il bene del Paese, non aiuterebbe ad uscire dalla crisi. L'idea di una collaborazione fra noi e i grillini, per esempio, sarebbe davvero assurda. In questa legislatura del resto sono già falliti due governi basati su alleanze innaturali».

Il 20 e il 21 settembre si voterà anche per il referendum: non teme che il suo no al taglio dei parlamentari si traduca in un ennesimo rinvio sine die della pur necessaria riforma costituzionale di cui il Paese ha bisogno?

«Premetto che non ho ancora deciso come votare e che in ogni caso Forza Italia garantirà libertà di voto ai suoi militanti, dirigenti, parlamentari. Devo però dire che una cattiva riforma come questa non risolve nessuno dei problemi del Paese e potrebbe invece limitare gli spazi di libertà e di democrazia. Noi avevamo realizzato il taglio del numero dei parlamentari fin dal 2005, con una riforma organica dei meccanismi istituzionali, che poi fu cancellata dalla sinistra. Oggi non c'è nessuna prospettiva di realizzare una riforma di questo tipo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino