Berlusconi in ospedale e le paure di Forza Italia: «Dobbiamo prepararci per il dopo»

Berlusconi in ospedale e le paure di Forza Italia: «Dobbiamo prepararci per il dopo»
«Dobbiamo subito dire che Salvini è il nostro nemico». La voce della Prestigiacomo in una assemblea di gruppo alla Camera non troppo affollata non è...

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«Dobbiamo subito dire che Salvini è il nostro nemico». La voce della Prestigiacomo in una assemblea di gruppo alla Camera non troppo affollata non è l'unica ad essersi alzata contro il ministro dell'Interno. In FI il timore di vedersi consegnati al vicepremier leghista cresce sempre di più. Berlusconi dopo l'intervento per occlusione intestinale dovrebbe tornare a casa domenica. Fino a ieri mattina è stato in terapia intensiva.


Ieri i figli Piersilvio e Marina sono stati al San Raffaele. «E' stata una bella botta ma sta bene», ha detto il primo. «Sta dimostrando di che tempra è fatto», ha osservato la seconda. Entrambi sono consapevoli che il padre vorrà bruciare le tappe del recupero. «Sta meglio, scalpita per tornare in campo», dice la fedelissima Ronzulli. Ma i medici sono cauti e lo stesso Confalonieri, amico da una vita, sottolinea: «Prima viene la salute, poi il resto». L'agenda programmata della campagna elettorale ogni week end in una grande città sarà da riscrivere. Ma i big azzurri di fatto hanno stipulato una sorta di patto di non belligeranza fino alle Europee. «Dopo il 26 maggio c'è il 27. Non altro: FI ci sarà e ci sarà sempre Berlusconi. Tutti abbiamo il dovere morale di andare sul territorio e di far scrivere il suo nome sulla scheda», la rassicurazione fornita da Giacomoni ai deputati azzurri.
 
Ma sul modo di giocarsi la partita il confronto è più aperto che mai. La preoccupazione è sempre la stessa: essere fagocitati dal Carroccio, magari anche con un futuro endorsement dell'ex presidente del Consiglio a vantaggio di Salvini. Da qui la corsa affannosa a cercare di smarcarsi dall'alleato. E gli appelli dei vertici a giocare di squadra perché ecco il leitmotiv «qui da solo non si salva nessuno. Se Berlusconi è in panchina, dovremmo noi essere in campo. Senza domandarsi cosa lui può fare per noi, ma noi per lui». Una sorta di mozione degli affetti, perché per dirla con le parole degli azzurri Cattaneo, Ruggieri e Calabria «siamo qui grazie a lui, votiamolo». Resta l'incognita sulla corsa del Cavaliere e anche sull'eventualità che possa essere superato nelle preferenze da qualche ras locale ma Carfagna e altri dirigenti di prima linea hanno frenato chi già si spinge in avanti: «Noi ha sottolineato per esempio Occhiuto dobbiamo restare ancorati al centrodestra, sbagliato fare una battaglia contro Salvini». Tutto in ogni caso dipenderà dall'esito delle prossime elezioni. L'imperativo è quello di evitare di far passare il messaggio di un Cavaliere debole, stanco o affaticato: «Sarebbe un favore alla Lega e ai Cinque stelle».


Ma l'interrogativo tra i forzisti è sulla capacità o meno dell'ex presidente del Consiglio debilitato di attrarre ancora voti. «Tanti troppo in fretta lo hanno dato in passato per finito», la speranza alla quale si aggrappano peones' e big' azzurri. All'indomani delle urne però sarà bagarre. Con lo stesso Berlusconi che nei giorni scorsi ai suoi ha spiegato che ci sarà una riflessione. Toti è pronto a far partire il progetto nuovo con la Meloni, altri cercheranno l'investitura dello stesso Berlusconi per prendere il comando. Prospettiva difficilmente realizzabile. Sullo sfondo non si esclude neanche la pista del Papa straniero'. Un'altra paura (o l'auspicio) di chi guarda al dopo-Europee. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino