Ieri c'era più azzurro sul palco di Pontida che a Fiuggi. La voglia di Matteo Salvini di porsi alla guida del centrodestra è nota, ma quando sul palco...
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Dopo lungo girovagare a sud di Roma, promettendo il ponte sullo Stretto e piani di investimenti per Sicilia e Calabria, Salvini è tornato a parlare là dove la Lega ha i voti e Umberto Bossi è ancora considerato il padre nobile della lotta del Settentrione. Impedire al Senatur di parlare, mentre a Fiuggi il Cavaliere gli mandava a dire che «le centre-droit c'est moi», segnala la difficoltà del segretario ad ammettere ciò che Bossi ha ricordato di recente a tutti i lumbard: «Troveremo un accordo con Berlusconi perché a lui la Lega deve molto».
A poche settimane dai due referendum regionali di Lombardia e Veneto, e a pochi mesi dalla nuova sfida elettorale per riconfermare o meno Bobo Maroni alla guida della più importante regione d'Italia, molto pragmaticamente anche Salvini si acconcia a tornare sotto l'ombrello di Arcore. Non ci saranno forse le cene del lunedì, ma Salvini sa che al Cavaliere basta in qualche modo drizzare la barra ad un paio di trasmissioni di Mediaset per ridurre a più miti consigli la meteorina squattrinata - per colpa dei giudici - che ha in casa. D'altra parte Berlusconi di aspiranti successori ne ha seppelliti diversi e anche se azzoppato dall'incandidabilità è pronto a farne fuori altri.
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Il Mattino