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NEW YORK – Presidente nuovo, stile nuovo. L’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca ha portato dei cambiamenti nello Studio Ovale, anche se non drastici come quelli che aveva chiesto Donald Trump al suo arrivo nel gennaio del 2017.
Le novità oggi sono più che altro simboliche. Il busto di Winston Churchill è stato riportato nel corridoio, dove lo temeva Obama, e al suo posto adesso compaiono quello del leader sindacale Cesar Chavez, e dei simboli della lotta per i diritti civili Martin Luther King, Robert Kennedy, Eleanor Roosevelt e Rosa Parks. Brilla anche il ritratto di Benjamin Franklin, uno dei Padri Fondatori, nonché quello che più credeva nella scienza.
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Le scelte
Si tratta di scelte ovviamente simboliche, che mandano un messaggio a tutti coloro che visitano la sede del potere esecutivo americano, uno spazio di appena 76 metri quadrati. Il ritratto di Franklin ad esempio prende il posto di quello del presidente Andrew Jackson, ichiesto da Trump che lo ammirava molto, ma che nella storia Usa è rimasto famoso soprattutto per la sanguinosa lotta agli indiani. Jackson era stato un generale della giovane repubblica statunitense, e come tale aveva condotto le guerre contro gli indiani Creek e Seminole. Poi, eletto presidente nel 1828 con una campagna populista contro l’ “aristocrazia” di Washington, aveva continuato nella sua missione di aprire le terre ai pionieri togliendole agli indiani. Il tristemente famoso esodo forzato di Cherokee, Muscogee, Seminole, Chickasaw e Choctaw verso i neo-designati “territori indiani”, all’ovest del Mississippi, prese il nome di «trail of tears», il sentiero del pianto, per quanti indiani morirono di stenti e di freddo nelle marce forzate.
Chiaro dunque che Biden non avrebbe sopportato di avere Jackson che lo guardava dall’alto. Il nuovo presidente, va ricordato, ha fatto campagna presso le riserve indiane che hanno votato in massa per lui, e ha nominato anche il primo ministro indiano, Deb Haaland, dei Pueblo del Nuovo Messico, destinata agli Interni.
Il quadro di Franklin, in prestito alla Casa Bianca dalla Smithsonian Institution, ha a sua volta un valore simbolico non indifferente.
Anche la scelta di un campione dei diritti dei lavoratori come Cesar Chavez ha un valore doppio, non solo perché Chavez è stato un noto e ammirato sindacalista, ma perché ha combattuto in difesa specificatamente dei braccianti agricoli, per i quali fondò la National Farm Workers Association.
Per alcuni, la scelta di mettere il busto di Chavez alle spalle della sua scrivania è da interpretare come un segnale, un modo per Biden per ricordare al pubblico la sua promessa elettorale di battersi per i diritti dei braccianti, quasi tutti provenienti dal Messico e utilizzati dalle grandi aziende di agri-business spesso con paghe misere e con nessun diritto.
Inutile poi spiegare il significato di Martin Luther King e Rosa Parks, i due grandi ideali della lotta per i diritti delle minoranze afro-americane, quelle che per Biden si sono battute fino all’ultimo voto. Il busto di King è affiancato al busto di Robert Kennedy, il senatore alleato e amico di King, ucciso nel 1968, e a quello di Eleanor Roosevelt, la moglie del presidente Franklin Delano Roosevelt, che fu una grande paladina dei diritti dei poveri e coautrice della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Escono gli stendardi dei vari corpi delle Forze Armate, voluti da Trump, ma che in passato non erano mai stati presenti nello studio presidenziale. Abolito anche il bottone rosso che Trump usava per ordinare un bicchiere di Coca Cola freddo.
Da notare però che fra tante scelte che parlano di politica e ideologia, ce n’è anche una diversamente simbolica, che parla di una volontà di economia. Biden non ha chiesto spese nuove per lo Studio Ovale, non ha chiesto tende o divani, ha solo voluto cambiare il tappeto giallo che aveva scelto Trump, con uno più tradizionale, blu. Ma lo ha trovato in soffitta. Quello che adesso adorna lo Studio era lo stesso della presidenza Clinton. Pulito e arrotolato, era stato messo in naftalina 20 anni fa, ma finalmente è stato riportato agli onori dello Studio Ovale.
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Il Mattino