Massimo Bochicchio, il venditore di illusioni: la storia da film del broker che ha stregato (e truffato) decine di vip

Massimo Bochicchio, il venditore di illusioni: la storia da film del broker che ha stregato (e truffato) decine di vip
Il segreto era diventare amico dei suoi clienti, condividerne gli interessi e le vacanze, per poi carpirne fiducia e denaro. Grazie alle sue doti di brillante affabulatore e al...

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Il segreto era diventare amico dei suoi clienti, condividerne gli interessi e le vacanze, per poi carpirne fiducia e denaro. Grazie alle sue doti di brillante affabulatore e al passaparola nel jet-set, li convinceva ad affidargli i loro risparmi con la prospettiva di realizzare “l’affare della vita”. Massimo Bochicchio vendeva di fatto illusioni: la possibilità di ottenere ingenti profitti, con un tasso di rendimento fino al 20%, sulla base di un algoritmo infallibile e un rischio pari a zero. Per 20 anni il broker 56enne, originario di Capua, ha preso in giro decine di professionisti, facendosi consegnare investimenti per almeno 600 milioni di euro. Come hanno scoperto i finanzieri del nucleo valutario, «gran parte delle somme investite non sono state impiegate nella sottoscrizione di strumenti finanziari». Mentre una parte è finita sui suoi conti correnti, quelli dei familiari (ora indagati per riciclaggio) e del socio Sebastiano Zampa. Beffarda anche la causale di alcuni bonifici girati alla moglie Arianna Iacomelli (arrivata seconda al concorso di Miss Italia nel 1990): “rimessa emigrante per spese famiglia”, come fanno le colf straniere ai money transfer. Per questo motivo, quando una settimana fa si è saputo che era morto in un incidente stradale dalla dinamica strana alla periferia nord di Roma, e il suo corpo carbonizzato era irriconoscibile, molti hanno pensato che non fosse realmente lui, ma l’ennesima truffa del “pirata della finanza”.

Per “agganciare” le sue prede Bochicchio frequentava i circoli sportivi “in” di Roma (a cominciare dal Tennis Club Parioli), trascorreva l’estate tra Capalbio, l’Argentario e Ponza, e le vacanze sulla neve a Cortina. Aveva anche un esclusivo appartamento nel cuore di Londra (a Holland Park), dove si era trasferito per un periodo con la famiglia. Lì aveva conosciuto il console generale Massimiliano Mazzanti e l’ambasciatore Raffaele Trombetta, che gli avevano affidato i loro capitali, dopo che si era presentato come “formidabile broker finanziario”, con un passato lavorativo nel colosso bancario Hsbc. Nel 2016, in una delle tante cene tra vip italiani residenti nella City, aveva incontrato il fratello di Antonio Conte e poi convinto l’allora ct del Chelsea a investire 24 milioni (di cui non gli è ritornato indietro nemmeno un euro), fidandosi del passaparola del procuratore sportivo Federico Pastorello, che a sua volta l’aveva conosciuto tramite Marcello Lippi. Nella lunga lista di chi lo ha denunciato per truffa e appropriazione indebita ci sono anche i calciatori Stephan El Shaarawy ed Evra, l’architetto Alvaro Tagliabue, la scrittrice Barbara Prampolini, il fisioterapista Massimiliano Mariani. Quest’ultimo aveva raccontato il 16 giugno 2021 a un ufficiale della Finanza, sua paziente, di essere stato «ridotto sul lastrico» da Bochicchio, che aveva curato anche quando aveva il Covid. Secondo Mariani aveva truffato i suoi clienti per un miliardo e mezzo.«Infrangere il muro di diffidenza di un uomo oggi 90enne - si legge nella denuncia presentata dal legale dell’imprenditore edile Gaetano Salvagni - è stato forse l’ostacolo più difficile che Bochicchio ha dovuto superare e dove ha dimostrato tutta la sua “bravura” e la sua mente criminale». 

Lo schema della truffa di Bochicchio si ispira al modello economico piramidale di vendita, ideato dall’italiano immigrato negli Usa Charles Ponzi, che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito dei nuovi, come avevano fatto dopo Bernard Madoff e Gianfranco Lande. Bochicchio proponeva ai suoi clienti azioni Facebook o Alibabà, facendo leva sulla sicurezza di questi colossi del web, sulle sue conoscenze con i vertici della banca Hsbc e sul «sistema di trading chiuso» delle sue società inglesi Kidman e Tiber; peccato che la prima avesse una sola azione di capitale del valore di una sterlina e gestisse il portafoglio titoli senza autorizzazione. «Tutto quello che abbiamo investito in 30 anni, ed è rimasto residuo, lo otterremo entro gennaio - assicurava il broker nell’interrogatorio di garanzia del 29 novembre scorso - altrimenti sarò il primo a denunciare». L’ennesima bugia, a cui lo stesso gip aveva creduto preferendo i domiciliari alla custodia in carcere. Il castello è iniziato a crollare dopo l’arresto per riciclaggio, su ordine del gip di Milano. In quel momento il broker era a Giacarta, a suo dire per interloquire con i fondi sovrani di Indonesia e Hong Kong.

Solo una parte dei clienti di Bochicchio l’ha denunciato. «C’hanno un tallone d’Achille», ammetteva (non sapendo di essere intercettato) a proposito di chi evadeva il Fisco. E poi c’era la «gente brutta brutta» di cui parlava in un’altra intercettazione sua moglie. Basti pensare che tra i suoi investitori ci sarebbe anche un uomo “vicino alla cosca mafiosa Santapaola”, a cui avrebbe restituito solo il 40% dell’investimento. Tra i beni sequestrati al 56enne nel febbraio 2021, per 10,9 milioni di euro, ci sono due opere di Castellani e 7 quadri di Mario Schifani, un vaso di Picasso e alcune opere di Giacomo Balla. D’altronde dal suo “gallerista romano di fiducia” avrebbe speso circa 10 milioni di euro. 

La settimana prossima sarà svelato il primo grande mistero sulla morte di Bochicchio, con il risultato del dna che identificherà il corpo carbonizzato. Al momento l’unico indizio sulla paternità del cadavere è il braccialetto elettronico che aveva alla caviglia, ma che non può aiutare a capire dove fosse andato e chi avesse incontrato prima dell’incidente. Nelle due ore di permesso che gli erano state accordate nel regime dei domiciliari, il braccialetto veniva infatti spento. A questo punto la risposta potrà venire dalle immagini delle telecamere di via Salaria acquisite dai vigili. Il medico legale nominato dalla Procura di Roma, che indaga per istigazione al suicidio, farà sapere anche l’esito degli esami tossicologici e se la causa del decesso è stato un malore, magari dovuto a un calo glicemico (considerato che il 56enne era malato di diabete). Al momento però sembra esclusa una morte per ictus o infarto. L’alternativa è che Bochicchio si sia tolto la vita, magari perché pressato dalle minacce dei suoi creditori e sapendo di non poter restituire loro i soldi. Perché scegliere, però, di schiantarsi con la moto contro il muro? Forse per far incassare alla sua famiglia una polizza assicurativa sulla vita e metterli al riparo dalla «gente brutta brutta». 

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Il Mattino