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«Era uscito perché beneficiava di un permesso giornaliero, mia sorella stava preparando il pranzo. Una domenica come tante poi abbiamo appreso la notizia». Risponde al telefono Claudio Iacomelli, cognato di Massimo Bochicchio.
Signor Iacomelli dove stava andando suo cognato?
«Non lo sappiamo, forse era uscito per farsi un giro potendo farlo in ragione del permesso, ma per dove è avvenuto l'incidente stava rientrando a Roma eppure non aveva appuntamenti».
Bochicchio, quei "clienti" pericolosi che temevano parlasse. E il processo iniziava oggi
L'incidente è stato drammatico.
«Sapeva portare le moto, probabilmente ha preso fuoco dopo l'impatto ma sulla strada non ci sono segni di frenata, forse ha avuto un malore o qualcuno l'ha stretto».
L'ultima volta che lo ha visto?
«Qualche giorno fa, era ai domiciliari, ho portato qualcosa a mia sorella e l'ho salutato da lontano, non potevo trattenermi».
Il processo a carico di suo cognato era all'inizio, che lei sappia lo preoccupava?
«Era teso ma anche ottimista, credeva che si sarebbe risolto tutto e avrebbe ricominciato con la sua vita.
Lei non pensa che sia andato contro il muro deliberatamente?
«No, avrebbe scelto un altro modo se avesse voluto farla finita. Ti butti dal quarto piano ma non ti schianti contro un muro».
Il Mattino