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L’arredamento di Downing Street sta diventando un affare di stato. Via lo stile casual-borghese di David Cameron, via i buoni mobili di pessimo gusto di Theresa May: Boris Johnson e la sua fidanzata Carrie Symonds, novella «Anna Bolena» secondo le generose definizioni che circolano in questi giorni, stanno dando la loro impronta personale alla casa e il premier ha deciso di fondare una charity per raccogliere donazioni sufficienti a finanziare la ristrutturazione dei sogni, i cui costi, avrebbe ammesso, «sono fuori controllo».
Un’idea «mostruosa» secondo molti osservatori che, anche tra i Tories, non ritengono «appropriato» imitare l’abitudine americana di finanziare così i lavori, ma anche l’acquisto di opere d’arte e di pezzi d’antiquariato, alla Casa Bianca. Anche perché secondo i suoi (numerosissimi) critici, Carrie non ha mai avuto in mente un restauro ispirato allo stile istituzionale e alla valorizzazione di quadri e oggetti d’arte, che ci sono e che lei ha rimosso: le pareti sono state dipinte di verde bosco e la casa è spesso illuminata da candele, i mobili sono vintage e restaurati dalla stessa Carrie, ci sono quadri della mamma di Johnson, Charlotte, e di Boris stesso, accanto ai calchi delle manine dal figlioletto Wilfred e alle inevitabili zampate lasciate dal cane Dilyn.
L’obiettivo sarebbe quello di rendere Number 11, più grande di Number 10 e quindi spesso preferita dai premier con famiglie numerose, contemporanea, ecologica e meno ingessata, con una carta da parati dipinta d’oro e un grande utilizzo del vimini, per un costo di realizzazione che avrebbe fatto tremare Johnson, il quale ha scoperto con orrore di disporre di un plafond di sole 30mila sterline per adattare l’appartamento alle sue esigenze.
Anche da un punto di vista politico è una mossa audace, visto che grazie al successo della campagna vaccinale Johnson ha recuperato terreno e popolarità dopo una serie monumentale di errori e passi falsi. Ma in questi giorni l’attenzione è tutta sulla sua compagna trentaduenne Carrie, definita la «donna più potente del paese» per il modo in cui sarebbe riuscita, secondo i suoi detrattori forse più abituati a vedere il potere nelle mani di figure diverse, a imporre la sua linea. La giovane donna, ex comunicatrice politica, è sulla copertina di Tatler, il mensile dell’alta società, che ne scrive un profilo intitolato “Il golpe di Carrie”, in cui raccoglie le confidenze di persone vicine a Downing Street che ne lamentano il fare imperioso e gli ordini perentori. Le amiche la difendono: «La ristrutturazione è adeguata a un palazzo di una tale importanza. Carrie ha un gusto sopraffino. È classico, di grande effetto, elegante e chic. Dovrebbero farle i complimenti, invece di criticarla».
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