LONDRA - Per Bruxelles l'accordo sulla Brexit potrebbe essere vicino, mentre da Londra il percorso appare più accidentato che mai, con la guerriglia da tempo in corso...
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La sterlina ha recuperato sulla scia dell'ottimismo per una soluzione che scongiuri l'ipotesi di un «no deal», un mancato accordo che costringa l'Unione europea ad applicare le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio ai suoi rapporti con il Regno Unito, con gravi danni per tutti. Tuttavia a Westminster, dove il piano dei Chequers ha già portato a una serie di dimissioni tra cui quella dell'ex responsabile del Foreign Office Boris Johnson, si moltiplicano le dichiarazioni bellicose e secondo l'ex sottosegretario Steve Baker ci sarebbero «almeno 80 colleghi pronti a votare contro» il piano.
Lo stesso Johnson nei giorni scorsi ha definito la piattaforma «una cintura esplosiva avvolta intorno alla costituzione britannica» con il detonatore nelle mani di Barnier, suscitando polemiche per aver usato questa immagine in un paese che ha sofferto tanto per il terrorismo nel 2017 Downing Street ha detto di non voler «dare ossigeno» a questo linguaggio - ma andando a mettere il dito nella piaga di una proposta che non piace ai Brexiters in quanto troppo morbida e non piace ai remainers in quanto soluzione alternativa rispetto al secondo referendum che molti vorrebbero. Secondo il documento, il Regno Unito manterrebbe «regole comuni» con la Ue su tutti i beni commerciabili, compresi quelli agricoli, in modo da non costringere a controlli doganali, in particolare tra Irlanda e Irlanda del Nord, ma mantenendo invece libertà sui servizi.
Inoltre la frontiera tra Regno Unito e Ue agirebbe da «territorio doganale combinato», con tariffe europee per i prodotti destinati all'Europa e tariffe britanniche per quelli rivolti al mercato nazionale, ma con l'interruzione della libera circolazione delle persone.
Oltre che per le consuete parole taglienti, la figura dell'ex ministro ed ex sindaco di Londra Johonson, eterno aspirante al posto di primo ministro, in questi giorni è al centro delle cronache politiche e non solo per la sua vita sentimentale molto turbolenta, che ha portato la moglie Marina Wheeler, con cui era sposato da 25 anni, a lasciarlo. La sua relazione con un'assistente trentenne, Carrie Symonds, è emersa da un dossier contenente numerosi elementi raccolti dalla cerchia di collaboratori della May per indebolire Boris nel caso si decidesse finalmente a scendere in campo per prendere il suo posto, dando seguito a una strategia iniziata da tempo. L'uomo ha carisma e il sostegno di alleati forti come il presidente statunitense Donald Trump, ma tra i Tories in molti giurano che non lavorerebbero mai per lui. Troppo infedele, politicamente e non. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino