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CAMPOSAMPIERO (PADOVA) - Una donna che abita nella frazione di Rustega è stata colpita in pieno da un pallino sparato da un cacciatore, partito da un centinaio di metri di distanza dalla sua abitazione. L’uomo anziché soccorrerla ha fatto finta di nulla e si è dileguato nei campi. La brutta avventura è capitata sabato mattina a Catia Bragagnolo, 54 anni, residente in via Fossalta a Rustega di Camposampiero, ai confini con Trebaseleghe. La donna vive assieme alla madre e a un fratello. A raccontare quanto accaduto è proprio la stessa 54enne, suo malgrado protagonista involontaria della riapertura della stagione venatoria. «Sabato scorso nel sentire i primi spari mi sono allontanata da casa una decina di metri per recuperare i miei gattini – racconta Bragagnolo –. Sempre i cacciatori gli anni scorsi me ne hanno uccisi tre. Ho sentito in lontananza degli spari e mi sono preoccupata per i miei mici. Poi improvvisamente ho sentito un dolore atroce: ero appena stata colpita all’altezza del gluteo sinistro da un pallino. Mi sono girata di scatto e ho visto a un centinaio di metri di distanza che a spararmi era stato un cacciatore».
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«Mi sono messa a urlare per il dolore, richiamando la sua attenzione, ma lui prima mi ha deriso e poi è scappato per i campi assieme a un’altra persona – prosegue la donna –.
LO SFOGO
«Sono allibita perché ero vestita di rosa, ben visibile, e non sono trasparente – ha aggiunto la donna –. Come ha fatto a non vedermi? È ovviamente impossibile. Sono serena circa il fatto che non abbia fatto apposta, ma la cosa più sconcertante è che il cacciatore non sia venuto a sincerarsi delle mie condizioni e che anzi abbia in pratica negato il fatto, scappando come un codardo. Questo mi ha fatto ancora più male».
LA SITUAZIONE
La zona dove abita Catia Bragagnolo ogni anno è teatro di caccia: subito dopo la sua abitazione ci sono distese di campi dove i venatori cacciano lepri, fagiani e qualche anno fa si è visto anche un cervo. Quattro anni fa alcuni militanti dell’associazione “Centopercentoanimalisti” avevano tappezzato via Fossalta con manifesti di avvertimento destinati ai cacciatori e in difesa dei gatti e degli animali domestici poiché erano spartiti numerosi gatti. L’accusa verso i cacciatori all’epoca era pesante: «Si divertono a uccidere, non importa chi – avevano scritto in un volantino gli animalisti –. Sono aguzzini di animali perché a differenza di pellicciai e allevatori che accampano scuse come il lavoro o la necessità di produrre cibo, i cacciatori sbandierano le loro “prodezze” e se ne vantano. Spesso uccidono animali protetti e da affezione». Bragagnolo prende le distanze da simili affermazioni ma tiene a sottolineare il pericolo che i cacciatori possono rappresentare. «Premetto che personalmente sono contro la caccia ma so che è legale – afferma –. Credo però che le regole vadano rispettate e che la sicurezza venga prima di tutto. Questo signore che mi ha sparato dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa».
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