Calenda: «Puntiamo al 13%, FdI al governo farà fatica». E per il post voto pensa a una maggioranza Ursula

Calenda: «Puntiamo al 13%, FdI al governo farà fatica». E per il post voto pensa a una maggioranza Ursula
È già successo nella Capitale durante la corsa a sindaco dell'anno scorso, e allora Carlo Calenda proprio non comprende perché non dovrebbe puntare in...

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È già successo nella Capitale durante la corsa a sindaco dell'anno scorso, e allora Carlo Calenda proprio non comprende perché non dovrebbe puntare in alto: «Possiamo superare il 12-13%» ha detto infatti ieri, intervistato a Metropolis, alludendo ai sondaggi che due settimane fa - prima che calasse il silenzio - lo attestavano attorno al 7-8% con un trend in crescita. 

«Gli italiani si ritrovano nella concretezza che noi offriamo» ha aggiunto poi, palesando quello che tra le file di Azione-Italia Viva vanno già ripetendo da tempo: «Il centrodestra vincerà ma con un nostro buon risultato, e a causa del timore della congiuntura economica che attende l'autunno, saranno costretti a un passo di lato». Tradotto nelle parole di Calenda stesso: «Faticheranno a governare». 

Anche perché «Giorgia Meloni avrà un problema internazionale» legato alla diretta riconducibilità del suo partito al fascismo, e quindi dovrà fare i conti con l'essere riconosciuta come «unfit a governare il Paese». Cioè per l'ex ministro è inadatta a ricoprire un ruolo di governo. «Entreranno in rotta di collisione» spiega, guardando anche a Matteo Salvini. «La vittoria della destra sarà molto più piccola di quello che ci si aspetta e faranno fatica a fare un governo. Quella roba lì andrà in mille pezzi. Io penso che mancherà Fi perchè tanti ex-Fi scelgono noi e perchè ci sarà un crollo della Lega».

Del resto il progetto, ribadito a spron battuto anche dal sodale Matteo Renzi, è chiaro: «Riportare Draghi a palazzo Chigi». «Anche Mattarella non voleva restare ma poi...» sobilla infatti Calenda, definendo quello con il premier attuale «unico scenario di sicurezza possibile». E pure guardando a cosa potrebbe accadere a quel punto il leader di Azione - preoccupato e indignato per la vicenda che sta coinvolgendo il presidente del partito Matteo Richetti - non fatica a lanciarsi in nuovi progetti di alleanze: «L'ideale è una maggioranza Ursula» ha spiegato, in cui far star dentro anche la Lega, ma solo se guidata da Luca Zaia o un altro degli amministratori locali «che sono persone diverse da Salvini». Nessuno spazio alla prospettiva di un esecutivo in cui il Terzo polo diventa stampella del centrodestra: «Dopo due giorni scappo per l'Oceano indiano». 

Al netto delle proposte evidentemente distanti, Calenda sembra però sostenere l'alert lanciato da Meloni rispetto ai toni della campagna elettorale che si starebbero alzando. «Attenti con le parole - dice, parlando delle evocazioni costanti di fascismo, comunismo e della polemica tra Renzi e Giuseppe Conte in Sicilia - o può succedere che la situazione scappi di mano». Proprio al leader M5S recapita un attacco duro, accusandolo di condurre una «campagna immorale» sul reddito di cittadinanza, che «ci riporta alla scarpa destra e scarpa sinistra» attacca, alludendo alla prassi elettorale varata dal napoletano Achille Lauro. «È l'uomo qualunque - conclude - E Letta gli va dietro». Svelando il progetto per post-voto: «Creare un polo liberale e progressista». Un partito che, gli fa eco Renzi alzando l'asticella, possa «poi diventare il primo alle europee del 2024».

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Il Mattino