Stop cannabis, divieti aggirati vendendo soltanto i semi

Stop cannabis, divieti aggirati vendendo soltanto i semi
Tolleranza zero per i negozi di cannabis light. Controlli e sequestri sono stati effettuati in Campania e in Calabria dopo la sentenza della Cassazione che ha vietato la vendita a...

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Tolleranza zero per i negozi di cannabis light. Controlli e sequestri sono stati effettuati in Campania e in Calabria dopo la sentenza della Cassazione che ha vietato la vendita a qualunque titolo dei prodotti derivanti dalla coltivazione di cannabis. Ieri si sono subito attivate le forze dell'ordine che hanno intensificato le ispezioni. Eppure il pronunciamento della Suprema Corte lascia ancora spazio a escamotage ed interpretazioni per chi vuole fumarsi uno spinello in maniera semi-legale. Tantissimi i negozi in tutta Italia che vendono, a norma di legge, i semi di cannabis. Il divieto in Italia è solo per il prodotto coltivato, ma la vendita dei semi è consentita. Ecco perché molti negozi, aggirando questi paletti, continueranno a restare aperti.

 
Intanto però, nonostante le anomalie normative, sono partiti vari blitz in tutta la Penisola. I finanzieri del comando provinciale di Avellino hanno scoperto ieri un distributore automatico con al suo interno 72 confezioni di cannabis light per 221 grammi di principio attivo. Il distributore, di proprietà di un tabaccaio, era situato in pieno centro, a poca distanza da alcuni istituti scolastici. Il titolare è stato denunciato a piede libero proprio sulla scorta del recente pronunciamento della Cassazione. Ieri mattina sono poi intervenuti i carabinieri di Caserta, che su disposizione della procura di Santa Maria Capua Vetere, hanno sequestrato e chiuso tre locali commerciali nel centro della città che vendevano sostanze vietate a base di marijuana. Nel corso della perquisizione i militari dell'Arma hanno trovato infiorescenze, infusi, foglie e altro a base di marijuana. I proprietari sono stati denunciati in stato di libertà.

Vasta operazione congiunta anche nei negozi di cannabis light di Reggio Calabria con reparti interforze che hanno controllato decine di esercizi commerciali interessati e dove sono stati acquisiti campioni della merce in vendita da sottoporre alle analisi chimiche per la verifica della quantità di principio attivo presente. Sono stati ispezionati complessivamente 51 esercizi commerciali sull'intero territorio provinciale e acquisiti 59 campioni delle sostanze in vendita.

Eppure, già prima del pronunciamento della Cassazione, il modo per procurare legalmente «lo sballo» era già stato individuato dai commercianti del settore. Se la Suprema Corte vieta i derivati della coltivazione, vendere semi è invece legale. Funziona come la vendita delle armi da collezione: libero lo smercio e poi la responsabilità di ogni eventuale conseguenza è in capo al cliente che può decidere autonomamente che uso farne. In pratica la solita giungla normativa all'italiana. I semi sono esclusi dalla nozione legale di cannabis, ciò significa che non sono da considerarsi sostanza stupefacente ai sensi delle legge 412 del 1974. La norma stabilisce che i semi possono essere utilizzati esclusivamente «a scopo collezionistico e per la preservazione genetica». Se poi qualcuno con quei semi decide di piantarli e far crescere una piantina in casa, solo in quel caso può essere perseguito. Curioso, infatti, che la vendita dei semi sia vietata ai minori di 18 anni. Spopolano i negozi, ma la vendita è ammessa anche sul web. «Vendiamo i semi di cannabis è scritto su uno dei siti specializzati con la riserva che essi non siano usati da terze parti in conflitto con la legge». Ovviamente l'immagine del prodotto, venduto dai 10 ai 30 euro, non è quella dei semi, ma della pianta che poi lavorata può essere usata per farsi uno spinello.


Solo a Napoli si contano almeno un centinaio di negozi, tutti i titolari spiegano che da tempo hanno abbandonato la vendita della cannabis light, quella consentita prima della sentenza della Cassazione. Giuseppe, titolare di un negozio nel quartiere Arenella, spiega di essere stato tra i primi in città che ha cominciato facendo da rappresentante della cannabis light. «Avevo iniziato, ho smesso circa tre mesi fa perché è impossibile fare investimenti in assenza di una legge chiara. È già accaduto con le sigarette elettroniche, si ripete con questi altri prodotti». Adriano Cammisa, a via Carrozzieri, nel centro storico, ha iniziato 17 anni fa a vendere semi. «Noi siamo cultori, questi prodotti light spiega - non li abbiamo mai messi in commercio. Non ci si rende conto che liberalizzare significherebbe togliere dalle strade migliaia di ragazzini che cominciano vendendo l'erba e poi si aggregano in gang. Poi ci si lamenta delle stese, ma la violenza è generata dal traffico illecito di droga». Per ora, fatta la sentenza, trovato l'inganno.
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Il Mattino