Violenze nel carcere, Bonino: «Amnistia e riforme per educare e non punire»

Violenze nel carcere, Bonino: «Amnistia e riforme per educare e non punire»
Da sempre, uno dei principali temi del suo impegno politico è stata la difesa del garantismo e la richiesta di una «giustizia giusta». Emma Bonino, una delle...

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Da sempre, uno dei principali temi del suo impegno politico è stata la difesa del garantismo e la richiesta di una «giustizia giusta». Emma Bonino, una delle figure più rilevanti nel mondo del radicalismo liberale, già ministra e vice presidente del Senato, attualmente senatrice, è voce autorevole per commentare i riflessi dell'inchiesta sui pestaggi ai detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in cui sono coinvolti 52 agenti di polizia penitenziaria.

Senatroce Bonino, la ministra Cartabia afferma che i 52 agenti penitenziari di Santa Maria Capua Vetere hanno violato la Costituzione. Qual è il suo pensiero?
«Ha ragione la Signora Ministro. L'articolo 27 della Carta è chiarissimo: al terzo comma dice che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Alla rieducazione, non al suo annientamento e alla sua umiliazione. E se questo vale per le pene, deve valere dieci volte di più per le punizioni previste dai regolamenti e dalla legge penitenziaria. Il caso in questione di questi giorni era già stato sollevato dal deputato Riccardo Magi sin dall'ottobre 2020, ma poi l'allora ministro Bonafede non ha preso alcuna iniziativa».

Come si risolve il sovraffollamento delle carceri?
«Ci sono due modi per risolvere la situazione. Creare nuove carceri, che però rischiano, per l'ideologia dei giustizialisti, di non essere mai sufficienti oppure, come si fa in molti altri Stati, tentare la strada di una parziale depenalizzazione dei reati minori, prevedendo pene alternative che, per questo tipo di reati, dove vengono praticate, si sono rivelate ben più efficaci del carcere. Per esempio gran parte dell'affollamento è determinato dalla carcerizzazione di tanti piccoli spacciatori. E' proprio necessaria e utile? Perché non provare con le pene alternative, come non si stanca di ripetere Rita Bernardini, inascoltata».

Nel pacchetto di riforma della giustizia, andrebbe incluso anche il sistema penitenziario che mostra limiti e difficoltà irrisolte?
«Sì, occorrerebbero maggiori finanziamenti per colmare i vuoti nell'organico degli agenti di polizia penitenziaria e in quelli degli educatori e degli assistenti sociali. Senza questi interventi e questo personale, è impossibile rendere funzionante qualsiasi progetto di reinserimento e inclusione sociale dei detenuti. Occorre poi un rapporto di scambio con la società per assicurare lavoro e formazione al lavoro, senza i quali in molti casi non c'è alternativa al crimine».

Amnistia o indulto possono essere soluzioni, o bisognerebbe riformare il codice e limitare il ricorso alla carcerazione preventiva?
«L'uno e l'altro. L'amnistia è in particolare il presupposto necessario non solo per svuotare parzialmente le carceri, ma anche per rendere possibile le riforme finalizzate ad accelerare i tempi della giustizia. E' necessario infatti eliminare una parte dell'enorme arretrato giudiziario per mettersi in grado di riprogrammare la giustizia e si può fare solo con un provvedimento di amnistia. Una riforma demagogica, fatta sull'onda delle campagne giustizialiste dopo l'ubriacatura di Mani Pulite, l'ha purtroppo quasi resa impossibile, perché ora sono necessari i due terzi dei voti».

Lo Stato è costretto a risarcire decine di milioni di euro per ingiusta detenzione a imputati definitivamente assolti: i magistrati arrestano troppo, nel corso delle indagini?
«La Costituzione stabilisce la presunzione d'innocenza (nessun imputato può essere considerato colpevole fino a sentenza passata in giudicato). I pubblici ministeri, appoggiati da forcaioli e giustizialisti, l'hanno trasformata in presunzione di colpevolezza. In Italia, abbiamo circa mille casi di ingiusta detenzione all'anno, per la precisione quasi 30.000 dal 1991, con un costo complessivo tra rimborsi e indennizzi di 870 milioni di euro (30 milioni l'anno). Per non parlare dei danni personali, reputazionali e via elencando».

La questione carceraria è stata sottovalutata negli ultimi anni?
«I successi dei 5 Stelle e della Lega hanno cancellato ogni sforzo e ogni progetto per cercare di risolvere la situazione, seguendo la strada indicata dalla Costituzione. E purtroppo anche il Pd continua ad essere inquinato dall'ideologia delle scorciatoie giustizialiste, da quando Occhetto scelse la strada della rivoluzione per via giudiziaria, che si rivelò illusoria e impossibile. Come dimostra il folle provvedimento che ha preteso di cancellare la prescrizione. In pratica, si è stabilito che un processo può anche non finire mai».

Nel pacchetto carceri da riformare, va inserita con urgenza una rivisitazione dell'ergastolo ostativo (come ha sollecitato la Corte costituzionale) e il 41-bis?


«Penso proprio di sì, se si vuole rispettare l'articolo 27. Altrimenti meglio, molto meglio, se i nostri avversari avessero il coraggio di abrogarlo e sostituirlo. Ma è improbabile. Oltre che dai giustizialisti dobbiamo guardarci, a destra e a sinistra, dai garantisti a senso unico, che sono garantisti, anzi innocentisti, con i loro sodali e amici e giustizialisti con i loro avversari o nei confronti dei normali cittadini». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino