Carlo Nordio, chi è il nuovo ministro della Giustizia

L'ex pm veneto pronto a battersi per la riforma del sistema giudiziario: «Serve la certezza del diritto»

Carlo Nordio ha la giovialità e la cortesia dei veneti. Due qualità che l’ex magistrato, appena nominato ministro della Giustizia, ha conservato anche durante...

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Carlo Nordio ha la giovialità e la cortesia dei veneti. Due qualità che l’ex magistrato, appena nominato ministro della Giustizia, ha conservato anche durante i vivaci scontri con i colleghi della procura di Milano nell’era di Tangentopoli. Magistrato fuori dagli schemi correntizi, Nordio non ha mai avuto timore di andare contro l’opinione dominante.

 

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Chi è Carlo Nordio

Nato a Treviso nel 1947, laureato in Giurisprudenza a Padova nel 1970, Nordio conosce però anche l’arte della mediazione come ha dimostrato l’altro giorno andando a incontrare Silvio Berlusconi a Villa Grande. Il Cavaliere lo voleva far fuori per mettere al suo posto Elisabetta Casellati, ma il nuovo Guardasigilli è riuscito a convincerlo che con lui sarebbe stato più facile realizzare la riforma della giustizia. Con lo sguardo rivolto al Paese e non agli interessi di parte: «Occorre ridurre la lentezza dei processi, madre dell’incertezza del diritto, della sfiducia dei cittadini, della contrazione degli investimenti e di un rallentamento dell’economia che ci costa un 2% del Pil».


Tra i pochi magistrati che non ha mai strizzato l’occhio alla sinistra, Nordio si definisce liberale e nel suo pantheon ci sono Immanuel Kant, William Shakespeare e Winston Churchill. Non si è negato per incarichi politici, come la presidenza della commissione Castelli per la riforma del codice penale, la candidatura al Quirinale e il ruolo di front man nell’ultima tornata referendaria sulla giustizia. Ma si è sempre mostrato libero da condizionamenti. Nella Procura di Venezia dove ha operato dal 1977, Nordio viene descritto come «un magistrato anche troppo libero».
 

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LA CARRIERA
Nordio è finito sotto i riflettori per due inchieste. Una colpì la sinistra, l’altra la destra. La prima, nel 1993, riguardò le cosiddette “coop rosse” partendo dai finanziamenti illeciti dei vertici veneti del Psi e della Dc, con le condanne di Gianni De Michelis e Carlo Bernini. Per poi estendere l’indagine alle coop e arrivando a firmare avvisi di garanzia rivolti a Massimo D’Alema, appena diventato premier, Achille Occhetto e Bettino Craxi. L’altra fu quella sul Mose, la mega-struttura realizzata per proteggere Venezia dall’alta marea. L’indagine del 2014 portò a 35 arresti e i domiciliari per l’allora sindaco della città, Giorgio Orsoni; mentre l’ex governatore di FI Giancarlo Galan scontò due anni. Epici gli scontri, nell’era di Tangentopoli, con i pm di Milano. Nordio, infatti, si è schierato dalla parte del garantismo. Non a caso ha dedicato un libro a “Calogero Mannino e alle altre vittime di errori giudiziari”. 

 

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Il Mattino