Aveva già assaporato il gusto pieno della libertà, immaginava il brindisi e l'abbraccio con il ritrovato amico e vicino di casa Massimo Carminati scarcerato...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Carminati libero, la sorella: «Dimenticatevi di noi»
Nella motivazione al rigetto della richiesta di libertà, il giudice della Corte d'Appello ha ritenuto che «non sarebbero scaduti i termini rispetto al reato più grave a lui contestato», una situazione che invece è stata riconosciuta a Carminati. I legali di Brugia, Giosué e Ippolita Naso, hanno annunciato che faranno ricorso, convinti che siano stati usati due pesi e due misure in presenza delle stesse condizioni. «È singolare - afferma Ippolita Naso - che un aspetto tecnico riconducibile meramente ad un calcolo matematico stabilito da una norma di legge possa avere esiti diversi a seconda dell'ufficio che prende la decisione. In questo caso, di fatto, su una medesima questione abbiamo avuto due pronunce diametralmente opposte. La legge è legge o la fa chi la interpreta?». Sulla scarcerazione di Carminati si era espresso, infatti, il Tribunale della libertà. Il Nero ha lasciato, dunque, il carcere di Oristano e ora è nella sua villa immersa in tre ettari di parco e uliveti nelle campagne di Sacrofano, paesino a Nord di Roma. Per lui i magistrati hanno disposto l'obbligo di dimora, non potrà uscire dai confini del piccolo comune, questo per evitare qualsiasi possibilità anche di espatrio. Nelle stesse campagne abita Brugia che, dal novembre scorso, dopo la sentenza di Cassazione che ha stabilito che non ci fu mafia capitale, è ai domiciliari.
Brugia, come Carminati, aveva già trascorso cinque anni in prigione, molti dei quali passati in regime di massima sicurezza ad Agrigento. Il rischio che potesse continuare a delinquere era così alto che i magistrati avevano ritenuto di lasciarlo comunque ai domiciliari. Per Brugia e molti altri di Mondo di Mezzo, come anche per Salvatore Buzzi, il ras delle coop anche lui ai domiciliari, la Cassazione ha disposto un appello bis per ricalcolare le pene. Per Brugia i pm, in primo grado, avevano chiesto addirittura una condanna a 25 anni e 9 mesi di reclusione: è stato condannato a 11 anni. Era accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all'estorsione, all'usura, al riciclaggio e alla corruzione. Per i magistrati usava «la violenza come metodo di intimidazione, per creare assoggettamento e omertà» esercitata nella specialità del recupero crediti. Secondo la tesi della Procura, che però è stata poi bocciata dalla Cassazione, il capo dell'associazione era Carminati, mentre Brugia era il punto di riferimento «militare» e Salvatore Buzzi «quello economico». L'amicizia fraterna con Carminati dura da più di quarant'anni, a lui il Nero assegnava le missioni più delicate del sodalizio, informandolo dettagliatamente di tutti gli affari in atto. Intercettati dai carabinieri, Carminati e Brugia affermavano: «Sulla strada comandiamo noi».
Il Mattino