Caso Consip. Woodcock, amarezza per l'archiviazione svanita

Caso Consip. Woodcock, amarezza per l'archiviazione svanita
È arrivato di mattina presto, come sua abitudine, nell’ufficio al nono piano della Procura di Napoli nella torre nera al centro direzionale. Il giorno dopo di Henry...

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È arrivato di mattina presto, come sua abitudine, nell’ufficio al nono piano della Procura di Napoli nella torre nera al centro direzionale. Il giorno dopo di Henry John Woodcock è un sabato al lavoro, come usa fare spesso per non restare indietro con lo studio degli atti. È impegnato in una nuova inchiesta e resta in ufficio fino al pomeriggio, regalandosi una breve pausa per un panino. Niente giornalisti, niente commenti: porte sbarrate e filtro rigoroso della sua segreteria. Si concede solo il tempo di sentire a telefono il suo avvocato Bruno La Rosa, per commentare i giornali con la pubblicazione della notizia sulla sua iscrizione nel registro degli indagati alla Procura di Roma anche per l’accusa di falso, aggiunta all’ipotesi di rivelazione di segreto d’ufficio. «Notizia vecchia di un paio di mesi» dice l’avvocato La Rosa.


E il pm napoletano, titolare dall’inizio della clamorosa inchiesta sull’imprenditore Alfredo Romeo arrivata fino agli appalti Consip, raccontano sia rimasto assai contrariato per il risalto dato a una notizia non recente. Già qualche giorno dopo l’interrogatorio del capitano del Noe, Gian Paolo Scafarto, sentito dai pm romani l’11 maggio, il nome di Woodcock era stato iscritto nel registro degli indagati anche per falso in atto giudiziario. Un atto dovuto, dopo che Scafarto aveva dichiarato di aver inserito nella sua informativa il sospetto che i servizi segreti controllassero le sue attività investigative sugli appalti Consip per averne avuto indicazione dal pm napoletano titolare dell’inchiesta.


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