Chiara Carta uccisa a 13 anni dalla mamma, la disperazione di papà Piero: «Amore mio, ho perso tutto»

Il dramma di Oristano: la madre, Monica Vinci, aveva tentato il suicidio

Chiara Carta, uccisa a 13 anni dalla mamma. La disperazione di papà Piero: «Amore, ho perso tutto
Il dolore infinito. Un post struggente. «Amore di papà, so che non potrai leggere e rispondere a quello che scrivo, ma il mio cuore vuole comunicare con la tua anima....

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Il dolore infinito. Un post struggente. «Amore di papà, so che non potrai leggere e rispondere a quello che scrivo, ma il mio cuore vuole comunicare con la tua anima. Ascoltami figlia mia, la tua vita è stata interrotta ad una tenera età. Papà non ti dimenticherà mai. Fintanto che il suo cuore batterà, continuerai a essere il primo pensiero del giorno. Ho grandi progetti per fare in modo che tu possa essere sempre ricordata ed essere un valido aiuto per gli altri. Ciao amore mio, ti amo». Piero Carta, il vigile urbano di Oristano, padre di Chiara Carta, la 13enne uccisa a coltellate dalla madre, affida ai social la sua disperazione dopo quanto avvenuto sabato pomeriggio a Silì. Non si dà pace il padre di Chiara: «Ho perso tutto, mi ha tolto quanto avevo di più prezioso», continua a ripetere in queste ore.

 

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Intanto la donna, Monica Vinci, 52 anni, è sempre ricoverata nel reparto di Psichiatria dell'ospedale Santissima Annunziata di Sassari. Per lei scatterà l'accusa di omicidio volontario, ma non è in stato di fermo. Prima di lanciarsi dalla finestra del primo piano dell'abitazione di famiglia in via Martiri del Risorgimento, avrebbe anche strangolato la figlia con un cavetto del cellulare. Sarà l'autopsia, in programma domani all'ospedale San Martino di Oristano, a fare chiarezza sulle cause esatte della morte. Sgomento e commozione anche nella scuola di piazza Manno, dove Chiara frequentava la terza media.

 

«La tua giovane vita ancora in boccio è stata spezzata dalla solitudine della disperazione - scrivono compagni e professori su Facebook -. Ti ricorderemo con grandissimo affetto. Vivrai nel ricordo dei tuoi insegnanti, dei tuoi compagni e amici. Il tuo posto in aula rimarrà vuoto ma non quello nei cuori di chi ti ha conosciuto e voluto bene».

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Il Mattino